IRAQ. Escluso il neo ministro degli Esteri a causa della posizione su Israele

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In questi primi giorni del 2019 sono poche le notizie a carattere politico che ci giungono da Baghdad. La coalizione di Nouri al Maliki, State of Law, ha annunciato l’estromissione del nuovo ministro degli Affari Esteri iracheno, Mohammed al Hakim. 

Secondo la stampa locale la decisione sarebbe scaturita dalle dichiarazioni rilasciate dal ministro riguardo la questione palestinese. Al Hakim avrebbe auspicato per la Palestina una conclusione del conflitto tramite una soluzione che preveda la formazione di due stati indipendenti per Israeliani e Palestinesi. La cosiddetta soluzione dei “due-stati” rifiutata da molti paesi arabi che si rifiutano di riconoscere in toto Israele come entità statale.

Resta sempre comunque un problema raccontare cosa succede in Iraq: il centro iracheno per la Difesa della Libertà di Espressione ha denunciato 220 violazioni contro giornalisti e blogger e il licenziamento di altri 150 giornalisti nel 2018.

Scandalo politico e mediatico ha creato anche l’allocazione a soli quattro Ministeri di circa 41 miliardi di dollari del budget previsto per il 2019. I quattro ministeri sarebbero quelli del Petrolio, l’Interno, la Difesa e l’Elettricità che insieme assorbirebbero così circa il 36,6% del budget totale dello stato iracheno. 

A livello infrastrutturale, l’Iraq è in ginocchio, sopratutto nel settore idrico: diffusa è la scarsità idrica nelle città e nelle aree una volta coltivate. Si sta riflettendo su questo stato di cose e si sta evidenziando come oggi, per venire incontro alle nuove esigenze, dovrebbe essere cambiato il meccanicsmo di azione delle dighe, portandolo dal principio della prevenzione delle inondazioni a quello della riduzione della scarsità dell’acqua.

Altra infrastruttura critica irachena è quella petrolifera. L’Iraq in questi giorni ha comunque dichiarato la volontà di mantenere il suo impegno a rispettare l’accordo con l’OPEC e di tagliare la produzione giornaliera. 

Nel Kurdistan iracheno, inoltre, continuano ad acuirsi le differenze politiche tra i due principali partiti curdi coinvolti nella formazione di un nuovo governo regionale che stanno sfociando in episodi che hanno messo in crisi la sicurezza nella provincia autonoma. Si segnalano arresti arbitrari di personalità di spicco di entrambi gli schieramenti ed episodi di intimidazione da parte delle forze armate fedeli al PDK e al PUK, rispettivamente Peshmerga e Asaysh.

Redazione