IRAQ. È rottura tra sciiti iracheni e Iran?

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L’alleanza Saairun ha “rivelato” che al completamento del gabinetto del governo Mahdi rimane un’ultimo nodo, il ministero dell’Interno, che, secondo l’alleanza, dovrebbe essere risolto nei prossimi giorni. Dello stesso avviso l’alleanza al Fatah che ha annunciato il raggiungimento di un’intesa tra I due blocchi sciiti non solo sul suddetto ministero, ma su tutti e quattro i portafogli mancanti. 

Tra questi c’è anche il ministero della Difesa, per ora amministrato ad Interim dal primo Ministro Mahdi. Un account iracheno ha riferito di come alcune forze politiche stiano cercando di imporre come ministro della Difesa il generale Ali al Araji, marito del sindaco di Baghdad, Zekra Alwac. L’account mette in evidenza che il figlio di Ali al Araji vive negli Stati Uniti dove lavora per una compagnia del settore delle armi di proprietà pakistana e che il ministero sfrutterebbe tale legame.

La stampa locale ha riportato un aumento delle tensioni tra l’alleanza laico-sciita guidata da Moqtada al Sadr, Iyad Allawi e Haider Abadi da una parte e l’Iran dall’altra. Tali gruppi si sono descritti vicini a Najaf e alle ali moderate con alleanze con i curdi e i sunniti, culminati nel fallimento della coalizione di governo al Amiri (al Fatah) – Sadr (Saairun) nel soddisfare le richieste del generale delle Guardie rivoluzionarie Qassim Soleimani, che da anni gestisce il dossier iracheno.

Un politico iracheno ha riferito che partiti politici starebbero tentando di far passare una legge che consente agli stranieri di ottenere la cittadinanza irachena anche se entranti illegalmente nel paese. Il dipartimento dello Stato Civile e dei Passaporti, per togliere oggi dubbio, ha rilasciato una spiegazione di alcune previsioni legali per l’acquisizione della cittadinanza irachena. Il rischio di una “infornata” di ex miliziani filo iraniani è dietro l’angolo. 

Il leader della fazione del nord Iraq dell’Organizzazione Badr, Mohammed Mahdi al-Bayati, ha affermato che il traffico di droga in Iraq è portato avanti dai politici e che tale traffico è un’altra guerra ai danni del popolo iracheno.

Jamal al Asadi, membro del Consiglio Anti Corruzione, ha riferito che il numero degli impiegati a contatto con i cittadini è di 1 milione sul quasi 3 milioni di impiegati e che l’82% è stato dimostrato che accetterebbe mazzette. Per punire tutti le prigioni dovrebbero essere in grado di accogliere 800.000 nuovi detenuti.

Nel Kurdistan, Nechirvan Barzani in un’intervista ad un giornale statunitense ha affermato come per la normalizzazione dei rapporti tra Baghdad e la regione curda serve affrontare la distribuzione dei proventi del petrolio e risolvere il problema delle aree contese.

Il governatore del Ninive, Nawfal al Akoub, ha rivelato ieri sera di aver denunciato il presidente del Parlamento iracheno, Mohammed Halabousi accusandolo di aver violato delle leggi riguardanti le interrogazioni e l’allontanamento di deputati. Il Consiglio di Ninive ha votato la destituzione del governatore Nawfal al Aakoub quasi all’unanimità e il primo Ministro Mahdi ne ha approvato la destituzione. Tra i possibili successori, il vice governatore Hassan al Alaf. Sarebbe una forzatura affermare che le due notizie sono collegata in un legame di causa-effetto. Infatti la destituzione del governatore era già nell’aria da molto tempo per le continue accuse di corruzione, poi confermate da indagini ufficiali.

È stato denunciato il pericolo di siccità in vaste aree dell’Iraq meridionale a causa della messa in funzione della diga Ilisu in Turchia che concentrerà nel suo bacino una parte consistente delle acque del Tigri da giugno 2019, mentre il governo iracheno sembrerebbe continuare ad evitare il problema.

Redazione