Rischio guerra civile in Iraq?

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IRAQ – Baghdad 30/5/13. Sette bombe sono esplose il 30 maggio nei quartieri sciiti e sunniti di Baghdad, uccidendo almeno 16 persone nella più grande ondata di violenza da cinque anni a questa parte.

La serie di attentati manifesta il crescente conflitto tra la leadership dell’Iraq a maggioranza sciita e la minoranza sunnita, che si sente trattata ingiustamente dalla caduta del sunnita Saddam Hussein nel 2003. La guerra civile in Siria tra ribelli sunniti e il presidente Bashar al-Assad, alawita e quindi sciita, ha aggravato il conflitto in Iraq. Sunniti e sciiti iracheni, infatti, hanno attraversato il confine per combattere su fronti opposti in Siria. Nessun gruppo ha rivendicato la responsabilità per gli attacchi del 30 maggio, ma i ribelli islamici sunniti e l’ala irachena di al Qaeda hanno aumentato le loro operazioni dall’inizio del 2013 per esacerbare le tensioni tra le comunità. I governatori sunniti di Anbar e Salahuddin sono entrambi sfuggiti agli attentati, nonostante i loro convogli siano stati attaccati con autobombe. I due uomini avevano collaborato con il primo ministro sciita Nuri al-Maliki, nel tentativo di disinnescare il malcontento sunnita. L’ondata di violenza è iniziata nel mese di aprile, quando le forze irachene si scontrate con i protestanti sunniti nella città di Hawija, innescando la reazione sunnita e innescando una serie di scontri che si stanno diffondendo in tutto il paese. Più di 1.100 persone sono state uccise da allora, aumentando il rischio di un riacutizzarsi della guerra civile che ha ucciso migliaia di persone nel 2006-2007.