IRAQ. Baghdad tenta lo scacco a Erbil

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Continua la partita a scacchi tra governo centrale di Baghdad, la regione del Kurdistan iracheno uscita vincente dal referendum  sulla secessione dall’Iraq e le altre potenze regionali. Nei giorni scorsi, il primo Ministro turco Binali Yildirim ha affermato che le forze militari del suo paese non esiteranno a dare una risposta pesante ad una minaccia posta alla sicurezza nazionale al confine con l’Iraq in risposta al referendum sull’indipendenza della regione del Kurdistan iracheno.

A Corum, il 27 settembre, Yildirim ha detto che Turchia, Iran e Iraq stavano facendo del loro meglio per superare “la crisi” causata dal voto di secessione con il minimo danno, riporta Press Tv.

«Questo referendum non porterà tranquillità, fratellanza e pace nella regione. A questo proposito, la Turchia lo considera nullo», ha aggiunto, Yildirim che ha sottolineato come la Turchia avrebbe parlato direttamente con il governo centrale iracheno su questioni riguardanti la sicurezza delle frontiere, i viaggi aerei e le relazioni economiche.

La Turchia ha poi annunciato di aver smesso di addestrare le forze Peshmerga nell’Iraq settentrionale in risposta al voto di indipendenza dei curdi; gli istruttori militari turchi istruivano le truppe curde nella campagna contro Daesh dalla fine del 2014.

Baghdad sta aumentando le pressioni sul Kurdistan iracheno per cancellare i risultati del referendum per l’indipendenza mentre Il governo del Kurdistan ha ufficialmente rifiutato i termini dati dal governo di Abadi per cedere il controllo degli aeroporti nella provincia e l’autorità dell’aviazione civile ha informato le compagnie straniere di sospendere i voli per il Kurdistan. Secondo la tv curda inoltre sarebbero già presenti osservatori del governo centrale negli aeroporti.

Inoltre il parlamento iracheno ha votato una risoluzione per mettere sotto accusa il presidente della provincia del Kurdistan Massoud Barzani colpevole di aver disobbedito al parlamento procedendo con un referendum non riconosciuto.

Nel frattempo continuano i bombardamenti dagli aerei turchi contro i curdi nel nord del paese, mentre, secondo media locali, l’Iran avrebbe schierato le Guardie Rivoluzionarie insieme all’esercito e missili al confine nord dell’Iraq (nelle foto).

Le pressioni si fanno sentire anche dal punto di vista economico, con Iraq e Turchia che hanno deciso di escludere la regione del Kurdistan dalle esportazioni di petrolio nonostante oleodotti e gasdotti passino sul territorio curdo quindi siano potenzialmente vulnerabili a sabotaggi.

Comunque, Yildrim ha fatto sapere il 28 settembre che Turchia, Iran e Iraq potrebbero incontrarsi a breve per discutere i risultati del referendum e trovare una strategia comune.

Antonio Albanese