IRAN. Teheran vuole far condannare chi ha ucciso Qassem Soleimani

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L’Iran dice che non permetterà che quanti sono dietro l’assassinio del generale Qassem Soleimani, si sottraggano alla punizione: «Non permetteremo che il sangue del martire vada sprecato e che chi l’ha fatto sfugga alla punizione», ha detto il portavoce del ministero degli Esteri Saeed Khatibzadeh.

«La Repubblica islamica ha perseguito incessantemente la questione e continuerà a farlo attraverso i canali internazionali», ha detto Khatibzadeh, ripreso da Press Tv. «Non è una cosa che il governo iraniano e l’establishment possano lasciarsi sfuggire. L’amministrazione statunitense è responsabile a questo proposito», ha aggiunto il diplomatico.

Khatibzadeh ha detto che gli Stati Uniti hanno commesso un monumentale errore strategico perpetrando l’atto terroristico: «Non abbandoneremo questa ricerca finché non avremo portato sull’altare della giustizia tutti coloro che sono stati complici di questa atrocità o che vi sono stati coinvolti», ha poi aggiunto.

Il generale Soleimani era il comandante del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica dell’Iran. È stato il principale consigliere militare iraniano che ha guidato le forze iraniane in Iraq e in Siria a combattere Daesh alla fine del 2017.

È stato ucciso in un attacco di droni americani a Baghdad il 3 gennaio durante una visita ufficiale. Anche il suo compagno iracheno Abu Mahdi al-Muhandis, vicecomandante della forza antiterrorismo di Hashd al-Sha’abi, è stato ucciso insieme a lui quando il loro convoglio è stato colpito. Khatibzadeh ha descritto gli sforzi di Teheran per consegnare i responsabili alla giustizia.

La Repubblica islamica, ha detto il diplomatico, ha registrato più di cinque lettere e note ufficiali presso le Nazioni Unite e ha usato le sue missioni diplomatiche per presentare al mondo il generale Soleimani e la natura della sua missione.

Ha poi dichiarato che Agnes Callamard, il relatore speciale dell’Onu sulle esecuzioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie, ha denunciato l’assassinio come atto di terrorismo all’inizio di quest’anno, solo dopo che il ministero degli Esteri iraniano ha presentato all’organismo un resoconto dettagliato delle circostanze dell’atto.

Oltre a comandare la Forza Quds, il generale Soleimani è stato l’artefice della politica iraniana tesa a garantire la propria visione di stabilità regionale attraverso una serie di legami e interazioni con i diversi leader della regione.

Khatibzadeh ha inoltre messo in guardia l’amministrazione uscente del presidente Donald Trump contro ogni nuovo avventurismo, affermando che gli Stati Uniti si assumeranno la responsabilità di ogni atto simile.

Lucia Giannini