Iran teme attacchi Isis al confine

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IRAN-Teheran. 18/03/15. Arriva una nuova conferma di soldati iraniani in Iraq. Il generale di brigata Ahmad Reza ha riferito che «cinque brigate delle forze iraniane sono entrate sul territorio iracheno entro i 40 km dai confini per respingere un eventuale attacco da parte Daash». Fonte Alwatan.

Secondo il sito web, “difesa Press” delle forze armate iraniane, il Generale iraniano ha detto che «Inviare forze di terra iraniane fa parte di una operazione di coordinamento con il governo iracheno decisa da quando Daash ha cercato di invadere i confini occidentali dell’Iran dal luglio scorso». Secondo il comandante delle forze di terra dell’esercito iraniano, «l’esercito si muoverà appena Daash muoverà, secondo la dichiarazione della stessa ISIS del mese scorso, verso le città di Qasr-e Shirin e Somare nell’Iran occidentale».
L’area attorno alle città sopracitate si estende entro i confini iracheni per circa 40 chilometri ed è considerata una linea rossa per le forze armate iraniane, in quanto come è consuetudine di Daah dopo gli attacchi potrebbero ritirarsi nelle zone limitrofe. L’Iran aveva annunciato a metà gennaio di aver schierato batterie di artiglieria e truppe di terra per contrastare potenziali attacchi organizzando Daash in Iraq contro il confine iraniano. Tuttavia, il vice comandante delle forze di terra dell’esercito iraniano Keyumars Heydari, il 25 febbraio, ha annunciato che «non era possibile uno scontro armato tra Iran e Daash, e non vi erano minacce da parte dell’organizzazione», notando che la missione delle forze militari schierate lungo il confine occidentale dell’Iran era finita. Questa è la prima volta che l’Iran riconosce l’incursione militare all’interno del confine iracheno, dopo che ha sempre sottolineano che il supporto è limitato a inviare consulenti e armi per le sue milizie sciite per sostenere le truppe irachene in battaglie contro Daash. La leadership dell’Iran nei combattimenti in Iraq e il controllo dei gruppi armati sciiti è una delle principali preoccupazioni degli americani, nonché la preoccupazione della maggioranza dei sunniti in Iraq e nella regione.