IRAN. Il silenzio tra Cina, Turchia e India scende sulle nuove sanzioni USA 

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Il silenzio regna sovrano tra i più grandi clienti petroliferi dell’Iran, Cina, Turchia e India, e gli Usa dopo l’entrata in vigore delle nuove sanzioni di Washington. Il periodo di grazia di sei mesi concesso dagli Stati Uniti per la Cina, la Turchia, l’India e altri cinque governi per ridurre a zero le importazioni di petrolio iraniano è scaduto la soccorsa settimana. 

In una dichiarazione del 22 aprile, riporta VoA, il Segretario di Stato americano Mike Pompeo ha detto che nessuna nazione avrebbe ricevuto ulteriori esenzioni o deroghe dalle sanzioni statunitensi imposte all’industria petrolifera iraniana a novembre 2018. Le sanzioni fanno parte del tentativo degli Stati Uniti di spingere l’Iran a negoziare un nuovo accordo per porre fine al programma nucleare.

L’Iran ha risposto che il suo programma nucleare è pacifico e intende continuare ad esportare petrolio, la sua principale fonte di reddito, non tenendo conto delle sanzioni statunitensi. Washington ha incoraggiato i clienti iraniani a passare ad altri grandi produttori di petrolio come le nazioni arabe del Golfo che si sono impegnate a mantenere il mercato rifornito. Pompeo ha anche detto che gli Stati Uniti applicheranno il suo divieto unilaterale sul commercio di petrolio iraniano e hanno avvertito che pagare l’Iran per il suo greggio comporta «rischi che non valgono i benefici», minacciando sanzioni collegate. 

Il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu ha detto che diversificare le fonti di petrolio di Ankara in breve tempo «non sembra possibile». Cavusoglu ha detto che le raffinerie turche che hanno lavorato il greggio iraniano sono in grado di gestire il petrolio proveniente dall’Iraq, ma non da molte altre nazioni. Ha detto che la Turchia avrebbe dovuto aggiornare la tecnologia delle sue raffinerie per importare petrolio da questi altri paesi, richiedendo la chiusura delle raffinerie per un periodo di tempo. «Questo avrebbe un costo. Comunque la si guardi, la decisione unilaterale presa dagli Stati Uniti sta danneggiando tutti. Gli Stati Uniti dovrebbero rivedere le proprie decisioni». 

La Turchia ha ridotto significativamente la sua dipendenza dalle importazioni iraniane dall’inizio della deroga alle sanzioni statunitensi. I dati della Turchia Energy Market Regulatory Authority mostrano che il paese ha importato in media 209.000 tonnellate di greggio iraniano al mese da novembre 2018 a febbraio 2019; nei 10 mesi precedenti aveva importato in media 701.000 tonnellate al mese.

La Cina, il più grande cliente iraniano del petrolio, non ha fatto commenti. Ma la sua risposta iniziale alla decisione degli Stati Uniti di non prorogare la deroga è stata simile a quella della Turchia. In un comunicato stampa del 24 aprile scorso, il ministero degli Esteri cinese ha detto che Pechino si oppone anche alle sanzioni unilaterali degli Stati Uniti. Ha anche esortato Washington a non minare quella che ha definito la legittima cooperazione tra Cina e Iran.

In un tweet 23 aprile, il ministro del Petrolio indiano Dharmendra Pradhan ha detto che Nuova Delhi ha un piano per mantenere un “adeguato” rifornimento di greggio alle raffinerie indiane, aggiungendo: «Ci saranno ulteriori forniture da altri importanti paesi produttori di petrolio». Pradhan non ha nominato quei paesi, né ha detto se le forniture aggiuntive sostituiranno completamente il greggio proveniente dall’Iran, terzo maggior fornitore dell’India nel 2018.

I media indiani hanno detto che il ministro degli Esteri Sushma Swaraj ha fatto appello a Pompeo in una telefonata del 27 aprile affinché Nuova Delhi abbia più tempo per importare petrolio iraniano senza essere colpito da sanzioni secondarie degli Stati Uniti, perché l’India è nel bel mezzo di un’elezione generale e vuole che il prossimo governo prenda decisioni su chi comprare il petrolio.

Cina e India avevano già ridotto la loro dipendenza dal petrolio iraniano e ora sono prevedibili ulteriori riduzioni negli acquisti cinesi di petrolio iraniano così come il forte imbarazzo indiano.

La Turchia probabilmente aspetterà e vedrà cosa fanno i maggiori clienti iraniani, Cina e India, prima di decidere. 

Maddalena Ingroia