Profughi: farneticazione di Lord

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TAJIKISTAN – Dushanbe. 24/09/15. Eruasianet.org riferisce che Lord Desai, di origine indiana, docente alla London School of Economics, parlamentare britannico, il 16 settembre alla Camera dei Lord britannica ha proposto quello che ha definito una soluzione “utopica” di una crisi crescente che ha sfidato la coesione dell’UE: «Bruxelles dovrebbe fare da tramite insieme alle Nazioni Unite per sviluppare e finanziare un piano di reinsediamento dei rifugiati provenienti dalla Siria e altri paesi del Medio Oriente in Asia centrale».

La motivazione della proposta deriva dal fatto che: «Ci sono Paesi dell’Asia Centrale scarsamente popolati, come il Turkmenistan, Tajikistan, la Mongolia e così via. Lì, [in Asia centrale] la densità di popolazione è un centesimo della densità della popolazione in Europa», ha detto Desai. «Vorrei che le Nazioni Unite organizzassero un trasferimento di altrettanti migranti e rifugiati ove possibile, con la collaborazione di questi paesi, per stabilizzarli in quei paesi». Ma Desai si è spinto oltre ha sottolineato che vi sarebbero delle affinità di tipo culturale come la religione: «Questi sono paesi musulmani», ha detto, riferendosi agli stati dell’Asia Centrale. «Sono correligionari». La proposta di Lord Desai, spiega la testata Eurasianet.org, tradisce una sconcertante mancanza di conoscenza dei paesi ai quali egli avrebbe inviato coloro che sperano di sfuggire alla tirannia di Bashar al-Assad di regime siriano o dal radicale terrorismo islamico. Alcuni stati dell’Asia centrale, in particolare Turkmenistan e l’Uzbekistan, sono altrettanto repressivi. Il leader turkmeno Gurbanguly Berdymukhamedov, per esempio, ha posto un blocco: il suo paese non riceverà nuovi profughi. Inoltre molti Paesi dell’Asia centrale sono alle prese con una grave crisi economica. Sono in aumento le fasce di popolazione sempre più povera. E non si capisce come questi paesi potrebbero stabilizzare persone quando non c’è prospettiva di lavoro nemmeno per gli attuali cittadini. Non solo alcuni Paesi sono fortemente repressivi nei confronti della religione musulmana, la Mongolia è un paese prevalentemente buddista. Infine, va detto, che la Siria a livello di “sistema normativo” è molto più vicino all’Europa che non ai Paesi dell’Asia Centrale. Soprattutto in fatto di educazione, sanità. Per esempio la scuola in Siria è gratuita, accogli e i portatori di Handicap, etc. Se confrontiamo questo sistema con quello uzbeko il Paese più popolato dell’Asia Centrale scopriamo che le scuole dell’obbligo termina o a 11 anni, numerosi i problemi nel settore educativo perché scarseggiano gli investimenti.Non solo, si andrebbe a innestare un altro problema quello etnico. In Asia centrale infatti ancora si subisce la deportazione di Stalin di intere etnie nelle steppe dell?Asia Centrale, vedi i ceceni, i tartari, i Meskhetian (etnia turca). Nel 2010, ad esempio, Meskhetian turchi furono presi di mira in rivolta interetnica in Kirghizistan. E ancora il Tajikistan in queste settimane si trovato costretto a innalzare le pene e i controlli nei confronti degli oppositori che hanno tentato il colpo di Stato il 4 settembre. Sono aree in cui i conflitti interfonici sono già all’ordine del giorno.
Di certo c’è che la sola Europa non può occuparsi da sola della questione dei profughi siriani. Molti di loro, come ci hanno raccontato ad Amman, dove li abbiamo incontrati e intervistati, sono profughi in cerca di una paese che li accolga al 100% da tre anni, ed ora sono finiti anche gli aiuti umanitari. Saranno dunque senza aiuti in un Paese, la Giordania, dove non possono ufficialmente lavorare. Sono pronti a mettersi di nuovo in cammino per venire in Europa e sperare per il futuro. Damasco, 2 milioni di Abitanti prima dell’inizio della “rivoluzione”, città fino ad ora, preservata, in alcune aree dalla guerra civile, è oggi sotto assedio dai gruppi ribelli, ISIS, Assad. Nostri fonti locali ci raccontano che in alcune zone il conflitto è casa per casa, e in una stessa settimana possono passare tre diversi gruppi di ribelli che saccheggiano casa, rapiscono le persone. E quando non arrivano loro, Assad bombarda con i “barili bomba”. Non si può lavorare, uscire di casa, in alcuni quartieri non c’è cibo. Le persone dal mese di agosto stanno cercando di vendere i loro beni e fuggire anche via mare. E tutti cercano aiuto dall’Europa.