INDIA. Riscoppia la guerra di parole sul Docklam

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Nuova guerra tra Cina e India nella loro disputa sul Docklam. Per ora solo guerra di parole. La nuova fase della disputa di confine tra Pechino e Nuova Delhi si è accesa poche settimane prima della prevista visita in Cina del Primo Ministro indiano Narendra Modi. 

Stando a Scmp, anche se le due parti si sono avvicinate, c’è ancora un alto grado di sfiducia tra le due parti, soprattutto alla luce della cautela di Delhi circa la crescente influenza della Cina nel “cortile di casa” indiano.

Il ministro degli Esteri, Sushma Swaraj, e il ministro della Difesa indiana, Nirmala Sitharaman, dovrebbero recarsi in Cina nel corso del mese per partecipare alle riunioni ministeriali dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo di Shanghai. Queste visite sono pensate per aprire la strada a Modi verso l’incontro con il presidente cinese Xi Jinping durante il vertice, al quale l’India ha aderito come membro a pieno titolo lo scorso anno. La Sco, Shangai Cooperation Organization, terrà il suo prossimo meeting nella città portuale cinese di Qingdao nel mese di giugno. 

Nei loro sforzi di riavvicinamento del 2017, Pechino ha esortato Nuova Delhi a rispettare la cosiddetta “linea di controllo effettivo”, cioè il confine de facto. La Cina avrebbe inoltre protestato per le recenti pattuglie militari indiane nell’Arunachal Pradesh, una regione che la Cina non ha mai riconosciuto come territorio indiano. 

«Prima di risolvere la questione del confine, si spera che la parte indiana rispetti il protocollo d’intesa, rispetti la linea di controllo effettiva e si astenga dal sollevare la questione e lavori con la Cina per mantenere insieme pace e tranquillità nelle zone di confine», ha annunciato il ministero degli Affari Esteri cinese.

Le osservazioni del Ministero di Pechino sono seguite alle notizie pubblicate da Press Trust of India, secondo cui, a marzo, i militari del Pla avevano protestato per i pattugliamenti effettuati dalle truppe indiane nella regione di Arunachal Pradesh: Pechino rivendica il territorio come parte del Tibet meridionale.

Luigi Medici