Il Ghana post Mills

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Al tramonto del 24 luglio 2012 un alone di tristezza si stendeva sul Ghana. In effetti, il Paese apprendeva la triste notizia della morte del suo Presidente, John Atta Mills. Ciononostante, alla mattina del giorno successivo, il Paese e l’Africa intera salutavano l’alba di una nuova pagina positiva per la democrazia nel continente. Senza scontri e senza polemiche politiche, il vice presidente John Dramani Mahama ha giurato nelle mani della Presidente della Corte Suprema diventando così Presidente della Repubblica fino alla fine mandato che terminerà entro la fine dell’anno.

La morte del “Professore” (così era chiamato Mills, professore di legge negli Usa) è un fulmine a ciel sereno. Il problema del suo tumore alla gola non aveva destato eccessive preoccupazioni, in particolare dopo le cure negli Usa, ma soprattutto dopo la sua nuova candidatura per le presidenziali presentata il 18 luglio scorso. Invece Mills è stato ricoverato all’ospedale di Accra nel pomeriggio del 24 luglio e poche ore dopo si è spento. Alcuni lasciano traspirare dei dubbi rispetto ad un peggioramento così repentino della salute di Mills, ma in generale non sussisterebbero dubbi rispetto ad una fine di vita naturale.

Nel complesso bisogna però tirare, con qualche mese di anticipo, le somme della presidenza Mills. Il suo predecessore aveva lasciato un Paese stabile politicamente e in forte crescita, grazie anche alle scoperte petrolifere. Quattro anni dopo quale è la situazione?

A giudicare dal vuoto di potere durato solo alcune ore, il Paese rimane politicamente stabile. Se dovessero sorgere problemi di natura etnica, questi proverrebbero essenzialmente dal nord. Però Mills, nella sua lungimiranza, aveva scelto nel 2008 proprio un vice (Mahama) proveniente da quelle regioni.

Merita invece un’analisi più approfondita la situazione economica del Paese. Secondo gli ultimi dati forniti da Ernst&Young, il Paese dovrebbe evidenziare una crescita del Pil del 8,5% per il 2012 (è stato record nel 2011: +14,4%), in linea con la situazione economica internazionale. Peraltro un rapporto delle Nazioni Unite ha indicato che il Paese, con il Mozambico e la Nigeria, è stato nel 2011 (e sarà nel 2012) il maggiore attrattore di investimenti diretti esteri in Africa. La conferma proviene dai contratti firmati, ad esempio, con il Brasile: la potenza sudamericana investirà 100 millioni di dollari nel settore agricolo ganese (settore guida dell’economia del Paese). La presenza cinese esiste, solo che non se ne conosce esattamente l’ampiezza: solo 607 cinesi sono dichiarati al servizio dell’immigrazione ganese, quando in realtà sarebbero diverse migliaia nel Paese. L’aumento delle aliquote per il settore petrolifero e minerario (in particolare oro), entrambi in forte crescita, dovrebbe generare un flusso di cassa interessante per il Paese.

Ciononostante, ogni Paese ha le sue difficoltà economiche in questo periodo. In primis bisogna sottolineare che il Ghana avrà anche nel 2012 un rapporto tra deficit e Pil abbastanza impegnativo del 6,7%, il che porterà ad un significativo aumento del debito pubblico. Certo, il Ministro delle finanze ha indicato che gran parte del deficit sarà finanziata dalle entrate relative alle vendite petrolifere, rimangono però alcune criticità. In particolare le infrastrutture sono generalmente scadenti e gli investimenti per colmare il gap in materia ricadranno molto probabilmente sui privati, poiché proprio il governo ha chiamato ad una raccolta fondi.

Ciò che desta maggiore sorpresa è che il Ghana, nonostante la sua stabilità e la sua crescita economica si trovi a livelli di ridistribuzione delle risorse simili quelli dei propri vicini. In effetti, al boom economico è seguito anche un aumento dell’inflazione, al quale si aggiunge il mai sopito problema della disoccupazione. Inoltre, solo il 13% della popolazione accede ai servizi.

Quindi stabilità politica e crescita economica saranno oggetto di scontro in campagna elettorale, ma l’obiettivo principale da perseguire per il futuro nuovo presidente sarà quello della ridistribuzione equa delle risorse.