HRW: Riad ha giustiziato oltre 100 persone

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LIBANO – Beirut 28/07/2016. Le autorità saudite hanno giustiziato 108 persone a partire dal 1° gennaio 2016.

L’anno è iniziato con una esecuzione di massa il 2 gennaio, di 47 uomini condannati per reati connessi al terrorismo. Da allora, le autorità hanno giustiziato 13 persone per traffico di droga, 47 per omicidio, e una per stupro. Stando a Human Rights Watch, le autorità saudite stanno per superare le 158 esecuzioni nel 2015, e hanno già superato le 88 del 2014. Delle 108 persone giustiziate finora nel 2016, 86 erano cittadini sauditi. Tra gli stranieri giustiziati ci sono tre giordani e tre pakistani condannati con l’accusa di traffico di droga.
Gli standard internazionali, tra cui la Carta araba dei diritti umani, ratificata dall’Arabia Saudita, prevedono che la pena di morte sia usata solo per i “crimini più gravi”, e in circostanze eccezionali. Nel 2012, il relatore speciale delle Nazioni Unite sulle esecuzioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie ha dichiarato che nei paesi che usano ancora la pena di morte, questa dovrebbe essere limitata ai casi in cui una persona abbia commesso deliberatamente un omicidio, e non essere usata per i casi di droga. Human Rights Watch ha analizzato sette giudizi tra il 2013 e il 2014 contro gli uomini e minori arrestati durante le manifestazioni popolari della minoranza sciita nel 2011 e nel 2012 nelle città della ash-Sharqiyyah (Provincia Orientale). In tutte e sette i giudizi, i detenuti hanno affermato che le confessioni sono state estratte con la tortura, ma i giudici hanno respinto queste accuse in modo rapido, senza indagini, hanno quindi ammesso le confessioni come prova, e poi hanno condannato i detenuti quasi esclusivamente su queste confessioni, in alcuni casi condannandoli a morte.
Il database mondiale della pena di morte, che raccoglie le informazioni sulle esecuzioni capitali in tutto il mondo, dimostra che l’Arabia Saudita ha uno dei più alti tassi di condanne a morte in tutto il mondo, e vi si applica la pena di morte per una serie di reati che non costituiscono “crimini gravi” tra cui i reati di droga e la “stregoneria”. Nel 2012, a seguito di risoluzioni analoghe nel 2007, 2008, e il 2010, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha invitato i paesi a stabilire una moratoria sull’uso della pena di morte, progressivamente limitarne la pratica, e di ridurre le fattispecie di reato per le quali potrebbe essere previste, il tutto avendo come previsione la sua definitiva abolizione.