HONG KONG. Pechino minaccia i Five Eyes: la città è parte della Cina. Non interferite

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Il 19 novembre, la Cina ha respinto l’ultimo attacco alla sua politica di Hong Kong da parte degli Stati Uniti e di diversi suoi alleati, dicendo che “dovrebbero affrontare la realtà” che l’ex colonia britannica è stata restituita alla Cina. Il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian ha risposto a una dichiarazione su Hong Kong rilasciata da Stati Uniti, Regno Unito, Australia, Canada e Nuova Zelanda, che insieme formano la struttura d’intelligence Five Eyes.

«Non importa se hanno cinque occhi o dieci occhi, se osano danneggiare la sovranità, la sicurezza e gli interessi di sviluppo della Cina, devono fare attenzione a non essere colpiti e accecati», ha detto il portavoce durante un briefing quotidiano.

I ministri degli Esteri delle cinque nazioni hanno detto che una nuova risoluzione del governo cinese che ha portato alla deposizione di quattro legislatori filodemocratici a Hong Kong sembra essere “parte di una campagna concertata per mettere a tacere tutte le voci critiche”. La dichiarazione congiunta ha definito la risoluzione una violazione degli obblighi internazionali della Cina e del suo impegno a concedere a Hong Kong un alto grado di autonomia e libertà di parola.

Zhao ha detto che Hong Kong è una parte inalienabile della Cina e che i funzionari pubblici devono «essere leali alla madrepatria. Questa è un’etica politica di base in ogni paese del mondo, giusto?».

I quattro legislatori erano stati precedentemente esclusi dalla candidatura per la rielezione a causa dei loro appelli ai governi stranieri per l’imposizione di sanzioni alla Cina e a Hong Kong. Erano rimasti in carica perché le elezioni erano state rinviate di un anno.

Altri tre ex legislatori filodemocratici sono comparsi in tribunale a Hong Kong il 19 novembre, un giorno dopo essere stati arrestati per aver interrotto la legislatura durante il dibattito su un progetto di legge sull’inno nazionale all’inizio di quest’anno. I tre sono stati raggiunti da sostenitori che hanno tenuto cartelli con slogan al di fuori dei tribunali di West Kowloon.

Eddie Chu, uno dei tre, ha dichiarato di essere di fronte a un “processo alla dittatura” a causa delle loro azioni per cercare di bloccare il passaggio dell’ordinanza sull’inno nazionale. La legge criminalizza l’insulto e l’abuso dell’inno, la Marcia dei volontari.

Lucia Giannini