Hayat Media Center e la sua guerra

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ITALIA – Roma 27/10/2014. Al Hayat Media Center è un formidabile strumento di propaganda che lo Stato Islamico utilizza contro i suoi avversari siano gli Stati Uniti, che i suoi alleati europei che quelli del Golfo o del Medio Oriente.

Stando alla vulgata sorta dagli inizi di settembre 2014, una delle figure centrali del Al Hayat Media Center sarebbe Ahmad Abousamra, considerato il direttore delle operazioni infoops di Al Hayat Media Center (Hmc). Nella Rete e negli Usa, Hmc è stata in grado di saturare numerose città con la sua messaggistica social attraverso Twitter, Youtube, Diaspora, Justpaste e altre hosting. Al Hayat ha per forza di cose uno staff a tempo pieno che sviluppa e prova messaggistica social testandola sull’utenza occidentale presente all’interno dello Stato Islamico, utilizzandola come “gruppo campione” ovviamente on line. Così video e messaggi vengono tarati e poi messi on line per il “vasto pubblico”. Particolarmente sensibili al messaggio di Al Hayat sono i neo convertiti, ultimo esempio ne sono i recenti casi di omicidio in nome dello Stato Islamico compiuti negli States o l’attacco contro il parlamento canadese. L’intelligence Usa intende per neoconvertiti, i fedeli che hanno scoperto l’Islam negli ultimi 18 mesi. E sarebbero proprio questi neofiti a partire per andare in Siria e in Iraq per la Jihad. Il team Hmc, dopo aver preso all’amo possibili “obiettivi”, sviluppa i contatti, concentrandosi sulla vita individuale e sulla sua spiritualità; poi si inizia a sondare l’obiettivo per il livello di impegno e ruolo che potrebbero svolgere dentro IS: occhi e orecchie dello Stato Islamico per trovare altri potenziali bersagli, oppure combattente in Siria e Iraq. Lo scopo è erodere il
sostegno popolare della società in cui opera per fiaccare le azioni politico-militari contro lo Stato islamico, e nel contempo creare un bacino di “radicalizzati” in ogni Stato. Lo Stato islamico non è il primo a fare una cosa del genere: nel 2005 lo hanno fatto i talebani avvedo come i obiettivo i canadesi per cercare di interrompere il supporto politico e sociale ai loro sforzi in Afghanistan. Una vera e propria campagna di infowar. Hmc praticamente annuncia quali aree saranno attaccati prima che gli attacchi effettivamente vengano posti in atto; non forniscono alcuna informazione, affidano all’operativo neoconvertito e radicalizzato la possibilità di condurre attacchi per conto dello Stato Islamico. Possono essere individuati alcuni tratti comuni di questi individui: sono lettori avidi della grande quantità di letteratura che si trova su Internet sulla religione islamica, sono neo-convertiti. Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha lanciato la sua campagna di contrasto che si è rivelata un mezzo flop: #Thinkagainturnaway. Si trattava di messaggistica inefficace nel contrastare il messaggio Hmc su base religiosa influenzato dalla politica dello Stato islamico. Per contrastarlo al meglio è richiesta la conoscenza dell’Islam e delle parti del Corano che si concentrano sugli aspetti pacifici e sui riferimenti storici ai leader islamici misericordiosi. Il focus della messaggistica di contrasto deve essere religioso proprio per bloccare gli effetti di quella messaggistica basata sulla visione politico-religiosa dello Stato islamico. In questa opera di contrasto non andrebbe alimentato ad esempio il mito che lo Stato islamico abbia un numero estremamente basso di combattenti e che nel contempo sia in grado di prendere vasti territori con solo poche centinaia di combattenti, come a Mosul. Si finirebbe per fare il gioco proprio dello Stato islamico, che uscirebbe unico vincitore. La mistica dell’invincibilità dello Stato islamico andrebbe ridimensionata a partire proprio dalla infowar, che necessita di tattiche diverse a seconda dell’area di riferimento.
In tutto questo poi, non va dimenticato un dettaglio importante: Al Hayat Media Center non è altro che un “operatore” della galassia massmediatica dello Stato Islamico: diverse modalità e mezzi usa ad esempio al Furqan, oppure Aisha Center for Media, tutte sono riconducibili allo Stato Islamico e creano prodotti mediatici di ottima fattura e livello. Su questa galassia mediatica regna al Jabhaa (nelle foto di corredo), casa madre di tutte le produzioni, come indicato dallo Stato islamico in un video che presenta le attività di infowar, presenti e future. Quindi la vulgata diun solo regista per la campagna mediatica dello Stato Islamico, resta difficile da digerire.