Siria: le reazioni di Hezbollah all’attacco

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LIBANO – BEIRUT 02/09/2013. Circa tre mesi fa, Il segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha deciso di inviare le sue unità militari d’elite in Siria per sostenere gli sforzi militari del governo di Assad contro le rivolta forze di opposizione. Stando alle parole del vice Ministro degli Esteri russo Mikhail Bogdanov, Nasrallah, durante un incontro del 27 aprile in Libano, sarebbe intervenuto in Siria «per salvare il regime, che era sull’orlo del collasso». 

Riporta il quotidiano al Monitor. Le battaglie di Ghouta, Qalamoun, e poi di Aleppo sono servite per far riprendere alle forze lealiste il controllo dei dintorni di Damasco. 

Hezbollah ha fatto sapere che che la dimensione internazionale della crisi siriana è entrata in una nuova fase: il Partito di Dio sta trasformando il suo ruolo in una partecipazione diretta degli eventi, mentre in precedenza era stato coinvolto in azioni indirette attraverso la fornitura di armi e di intelligence per l’opposizione siriana. Ma quella stessa fonte ha detto che l’ attacco militare occidentale atteso porterà l’intera regione in conflitto e si tradurrà nel crollo delle linee rosse:  Barack Obama non è l’unico ad avere delle linee rosse; anche la Guida Suprema della Rivoluzione Islamica, l’ayatollah Ali Khamenei ne ha. Le linee rosse di Khamenei sono impedire la caduta del regime in Siria e proteggere la resistenza islamica in Libano.

In caso di intervento statunitense, Hezbollah fa sapere che sono allo studio tre scenari: 1) Hezbollah aiuta a proteggere le città nelle zone in cui il regime ha ripreso il controllo, per prevenire qualsiasi tentativo dell’opposizione di sfruttare i risultati dell’attacco degli Stati Uniti. 2) L’opzione successiva prevede la realizzazione di operazioni speciali, in caso di operazione Usa prolungata. 3) Hezbollah bombarda Israele, se Teheran percepisce che Washington è impegnata per far cadere il regime.

Si può prevedere, afferma al Monitor, che il regime siriano non sarà da sola ad affrontare un attacco occidentale, o un’invasione statunitense. Durante l’ultimo anno di conflitto in Siria, le forze che difendono il regime non si sono limitate a quelle dell’esercito arabo siriano: ci sono state decine di migliaia di combattenti libanesi e iracheni di Hezbollah e la Guardia Rivoluzionaria iraniana. Nessun osservatore può immaginare che l’inizio di una guerra degli Stati Uniti contro la Siria non abbia ripercussioni sui paesi limitrofi, in particolare il Libano e Israele. Il partito di Dio starebbe mobilitando le unità in Siria e in Libano, preparandosi a combattere su due fronti contemporaneamente, in Siria e in Libano. Al centro di questo scontro ci sarà il ruolo preminente dei razzi, che potrebbero portare gli scontri in Israele. In una dichiarazione rilasciata il 27 agosto, il ministro della Difesa iraniano Hussein Dehghan ha detto: «Un attacco alla Siria minaccerebbe la sicurezza e la stabilità della regione». Inoltre, il ministero degli Esteri iraniano ha avvertito che l’uso di mezzi militari contro la Siria avrebbe gravi ripercussioni su tutta la regione. Le forze di Hezbollah comprenderebbero più di un centinaio di migliaia di combattenti sostenuti da sistemi missilistici, missili terra – terra, missili terra – mare e missili terra -aria. Fonti di Hezbollah, riporta il giornale, hanno rivelato che il partito preferisce, a seguito degli sviluppi strategici nel Vicino Oriente e a seguito degli eventi siriani, essere un partner in una guerra regionale e internazionale, invece di combattere una guerra da solo con Israele. Queste stesse fonti,prosegue al monitor, hanno rivelato che Hezbollah si sta rendendo conto che la sua decisione di combattere in Siria era corretta. Una risposta all’aggressione degli Stati Uniti non avrebbe luogo solo sul territorio siriano, ma su un fronte che si estende dal confine siriano con la Turchia fino al confine del Libano con Israele, affermano le fonti del Partito di Dio ad al Monitor.