Buio politico a Bissau

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GUINEA BISSAU – Bissau 13/09/2015. Nessuna novità significata sulla crisi di governo in Guinea Bissau.

Il presidente José Mario Vaz (in apertura) ha sciolto il governo dopo appena due soli giorni, il 9 settembre, dopo che la Corte Suprema ha stabilito che la sua nomina di un nuovo primo ministro era incostituzionale. Lo scioglimento è avvenuto per decreto presidenziale. Vaz aveva rimosso il popolare primo ministro Domingos Simoes Pereira (a sinistra in alto) ad agosto e lo aveva sostituito con Baciro Dja (a sinistra in basso), gettando di colpo la nazione in una crisi politica. I membri del partito di governo, il Paigc, lo stesso schieramento di tutti e tre i politici, hanno contestato simili decisioni e hanno fatto appello alla Corte Suprema che gli appunto dato ragione il 9 settembre. «Il capo dello Stato non può assumere nessun altro approccio che quello di conformarsi alla decisione delle autorità giudiziarie supreme della Repubblica», recita la nota dell’ufficio del presidente. Baciro Dja, i nquel momento, ha già annunciato le sue dimissioni: «Il presidente della Repubblica mi ha informato che la Corte suprema ha dichiarato incostituzionale la mia nomina a primo ministro, di conseguenza mi ritiro dalle mie funzioni, vado nel mio ufficio per formalizzare la decisione», ha detto ai giornalisti Dja dopo un incontro con Vaz, ma non è chiaro al momento se il suo governo, appena nominato, dovrà seguire il suo esempio. Le profonde tensioni già esistenti tra tra Vaz e Pereira sono peggiorate dalle elezioni dello scorso anno, che hanno restaurato un regime democratico, dopo il colpo di stato dell’esercito avvenuto nel 2012. I due uomini sono ex rivali per la leadership del Paigc. L’ex colonia portoghese ha vissuto nove colpi di Stato o tentativi di colpi di Stato dal 1980, ma l’esercito ha finora dichiarato la sua neutralità nel confronto attuale tra presidente e ex premier. Fonti della sicurezza del paese, citare ma non identificate da DefenseWeb, dicono che la soluzione della crisi attuale e la riconquista della fiducia dei donatori occidentali dipenderà dal fatto che Vaz e i membri anziani della leadership Paigc possano accordarsi sul nome del prossimo primo ministro. Le regole interne del partito indicano che Pereira, attuale presidente Paigc, debba essere riconfermato, una soluzione discutibile per Vaz. In una discorso pubblico, Pereira ha suggerito che i leader Paigc prendano l’iniziativa per risolvere la crisi: «Il Paigc saprà trovare una soluzione alla crisi politica», ha commentato l’ex premier le dimissioni deluso antagonista. Secondo quanto riportato da Filomeno Lopez, giornalista guineano di Radio Vaticana, le dimissioni erano nell’aria: «Era un qualcosa che tutto il Paese aspettava, compreso chi ha proposto l’incostituzionalità e cioè il Presidente della Repubblica. Essendo, infatti, eletto a suffragio universale il Capo di Stato ha anche il potere di fare il governo, ma poi deve rimandare la proposta al partito che ha vinto le elezioni e cioè il Partito africano di indipedenza di Guinea e Capo Verde (Paigc). Il partito nel suo statuto ha scritto che per diventare primo ministro, il capo del governo deve essere anche presidente del Partito. Questa è l’impasse: anche sapendo questo, il Presidente Vaz ha nominato deliberatamente Baciro Djá, che invece è stato sospeso per tre anni dal Paigc non solo per problemi con il presidente del partito, ma soprattutto perché accusato di tradimento. Questi sono tutti segnali, che dicono che il problema è più personale e non istituzionale e tutto questo sta danneggiando enormemente un Paese che si era davvero rimesso in cammino…».