Giordania nucleare

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GIORDANIA – Amman 13/11/2013. Il 28 ottobre, la Giordania ha annunciato di aver siglato un accordo da 10 miliardi dollari con la società russa Rosatom per la costruzione di due reattori nucleari a Qusayr Amra, regione desertica a est di Amman (AGC: Russi e Francesi si contendono la costruzione del primo reattore nucleare in Giordania).

Da allora attivisti, esperti di energia e parlamentari protestano ritenendo l’accordo pericoloso per l’ambiente e l’economia. Le autorità giordane, invece, insistono sul fatto che siano il futuro energetico della Giordania. Amman spende più di un quinto del suo Pil nell’importazione di combustibile. I tagli del gas egiziano e i prezzi instabili del petrolio hanno innescato blackout e rincari su elettricità e combustibili con conseguenti proteste. Il governo giordano dice che il nucleare ridurrà i costi dell’energia elettrica del 70 % e porterà la produzione interna di energia dal 3% a più della metà delle esigenze nazionali. Gli attivisti giordani di Greenpeace non sono d’accordo: affermano che non si astata fatta nessuna valutazione ambientale o studio di fattibilità per gli impianti da erigere. Denunciano che non ci sia alcuna fonte di acqua nelle vicinanze per il raffreddamento; la soluzione prevista toglierebbe l’acqua necessaria all’agricoltura. 

Nell’ultima sessione parlamentare si è approvata la sospensione della pianificazione nucleare, ma la Jordanian Atomic Energy Commission (Jaec) è andata avanti comunque, grazie alla volontà de suo presidente: Khaled Toukan, alla guida della struttura dal 2008. Ingegnere nucleare con un dottorato di ricerca presso il Mit, ha “guidato” stabilimenti nucleari in Russia, Turchia e Indonesia. Nel mese di marzo , la Giordania ha rifiutato di firmare un accordo nucleare che avrebbe limitato la capacità di arricchire l’uranio . L’arricchimento è un diritto sovrano e potenziale fonte di reddito, ha detto Toukan che immagina la Giordania del futuro cmd la «banca del combustibile regionale» per l’estrazione e l’arricchimento e la vendita dell’uranio in tutto il Medio Oriente. La Jaec è una commissione autonoma, indipendente dal Ministero dell’Energia, i suoi dirigenti sono nominati direttamente dal presidente del Consiglio. Ha un proprio bilancio (non supera i 100 milioni di dollari).