Il disastro della Japan Display

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GIAPPONE – Tokyo 21/03/2014. Le azioni della Japan Display, il più grande produttore al mondo di schermi per smartphone e tablet e un fornitore chiave di Apple, hanno perso più del 15 per cento del loro valore il 20 marzo, nonostante un’offerta pubblica iniziale di 3,2 miliardi di dollari.

Il titolo, che ad un certo punto ha perso più di un quinto del suo valore, si è conclusa a 763 yen, il 15,2 per cento in meno dall’iniziale prezzo di quotazione di 900 yen; Japan Display possiede il 16 (35 miliardi di dollari) per cento del mercato globale degli schermi di smartphone e tablet, secondo la società statunitense Npd Group. La sua Offerta pubblica iniziale è stata uno delle più alte a Tokyo dopo quella del 2013 della Suntory; ma la Japan Display deve affrontare la dura concorrenza da parte di paesi che producono a basso costo:  Cina, Corea del Sud e Taiwan. Per affrontare questo l’azienda, creata nel 2012 dalla fusione dei rami di azienda, in perdita, Lcd di Hitachi, Toshiba e Sony, sta cercando di incrementare la produzione di schermi di piccole e medie dimensioni. Per gli analisti nipponici, riporta The Japan Times: «Questa è una società costituita da unità offload dalle imprese madri. Non ha un futuro brillante». Secondo le previsioni interne Japan Display avrebbe venduto 140 milioni di nuove azioni tra i 900 e 1.100 yen, mentre i suoi azionisti privati ​​avrebbero dovuto  vendere 213.900mila azioni. Pur costituendo Apple quasi un terzo delle entrate delle sue entrate,  l’azienda fornisce anche prodotti ad altri produttori come Samsung e Microsoft. Nel 2012, la società fu costituita per aiutare le imprese giapponesi a competere meglio nella tecnologia dei display ad alta risoluzione, standard per smartphone, tablet e altri dispositivi elettronici. La “statale” Innovation Network Corporation of Japan possiede il 70 per cento della società mentre i tre giganti dell’elettronica hanno ognuno il 10 per cento. Molti colossi dei settori elettronici e tecnologici nipponici hanno dovuto affrontare, negli ultimi anni, ricorda il quotidiano nipponico, un sottoquotazione dei prodotti rivali stranieri con perdite pesanti in alcuni prodotti di consumo, tra cui i televisori, settore in cui i margini di profitto oggi sono molto bassi: Sony e Panasonic hanno subito pesanti perdite e conseguenti processi di ristrutturazione per contener le perdite. Ad esempio, Sony ha annunciato a marzo che avrebbe venduto il suo quartier generale di Tokyo, in cui operava da sessant’anni, per contenere le perdite.

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