GHANA. Proteste per la presenza di truppe USA

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Il parlamento del Ghana ha ratificato l’accordo che concede l’accesso “senza ostacoli” agli Stati Uniti, per schierare truppe e attrezzature militari nella nazione dell’Africa occidentale.

Secondo quanto riporta Reuters, l’accordo di cooperazione militare Ghana-Usa impone al Ghana di fornire alle forze statunitensi, ai loro contraenti e ad altri servizi connessi, il libero accesso alle strutture e alle zone convenute.  Dette installazioni, fornite dal Ghana, sono designate ad uso esclusivo delle truppe statunitensi o ad essere utilizzate congiuntamente con le loro controparti ghanesi: «Il Ghana fornirà anche l’accesso e l’uso di una pista di atterraggio che soddisfi i requisiti delle forze degli Stati Uniti», si legge nel testo legislativo.

Gli Americani useranno lo spettro radio del Ghana gratis e saranno esenti dalle tasse sulle attrezzature importate nel Ghana. In cambio, quest’anno, gli Stati Uniti investiranno circa 20 milioni di dollari in formazione e attrezzature per l’esercito ghanese. Ci saranno anche esercitazioni congiunte. I legislatori dell’opposizione hanno boicottato il voto dopo non esser riusciti a bloccare l’approvazione, lasciando solo i membri del partito al potere a ratificarla. Il Ghana e gli Stati Uniti hanno forti legami diplomatici e commerciali, che, in passato, sono sfociati in una cooperazione specifica tra le loro forze armate. 

Ma l’opposizione, tra cui alcuni gruppi della società civile, dicono che quest’accordo equivale a ipotecare la sovranità del paese. Mentre alcuni ne chiedevano il rifiuto, altri volevano una revisione dei termini. Per l’opposizione, l’accordo consente ad un esercito di un altro paese di entrare nel paese, importare attrezzature militari che anche le agenzie di sicurezza del paese possono ispezionare; mezzi e uomini stranieri saranno sottratti alla giurisdizione alle regole in vigore nel paese. La polizia ghanese ha bloccato una  serie di manifestazioni che, già dalla scorsa settimana, avevano iniziato a marciare verso il parlamento per convincere i legislatori a votare contro l’accordo.

Maddalena Ingrao