GERMANIA. Vertici dell’Intelligence a rischio rimozione

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Lo scandalo sui migranti inseguiti per le strade ha messo in luce una spaccatura tra Angela Merkel e la struttura di sicurezza tedesca, spaccando la coalizione e ostacolando gli sforzi per contenere le conseguenze della politica “porte aperte” verso i rifugiati La crisi è esplosa quando Hans-Georg Maassen, capo dell’agenzia di intelligence della BfV, ha detto di non essere convinto che il mese scorso gli estremisti di estrema destra abbiano attaccato i migranti nella città orientale di Chemnitz e in un video ha detto che la violenza potrebbe essere falsa.

Questa dichiarazione, riporta Reuters, ha messo Maassen in contrasto con la Merkel, secondo la quale le immagini «rivelano molto chiaramente odio» che non poteva essere tollerato. Il sostegno a Maassen fornito dagli alleati conservatori bavaresi della Merkel stava avendo la meglio.

Ora, la Merkel è intrappolata tra il suo partito gemello bavarese, la Csu, che sostiene Maassen, e l’altro suo partner di coalizione, i socialdemocratici di sinistra, Spd, secondi i quali Maassen avrebbe perso credibilità e quindi dovrebbe dimettersi.

Il Cancelliere sembra debole, la sua coalizione è in crisi e Merkel è meno in grado di affrontare questioni urgenti come Brexit, la riforma dell’Unione Europea e i problemi commerciali con gli Stati Uniti. Quello di Maassen non sarebbe un caso isolato; Maassen fa parte della comunità della sicurezza tedesca, per la quale l’autunno 2015 è stato un disastro. Ci sarebbe una profonda alienazione dell’intera comunità della sicurezza dal Cancelliere, mai registrata prima. La spaccatura si è aperta nell’ottobre 2015, quando la Merkel ha nominato il suo “capo di stato maggiore”, Peter Altmaier, come responsabile della risposta della Germania alla crisi dei rifugiati, e Emily Haber, come persona di riferimento nel Ministero dell’Interno. In privato, Maassen si è lamentato della difficoltà di tenere d’occhio i rifugiati e di valutare se essi costituiscano un rischio per la sicurezza.

La sua causa ha subito un’accelerazione con le elezioni del 2017, quando AfD si è presentata per la prima volta in parlamento e la Merkel ha dovuto riorganizzare il suo governo. Horst Seehofer, che aveva definito la gestione della crisi dei rifugiati da parte della Merkel il “regno dell’ingiustizia”, è stato nominato ministro degli Interni, dando copertura politica a Maassen.

A Chemnitz, Maassen ha pubblicamente messo in dubbio l’autenticità del video prima che la BfV avesse finito il suo lavoro sull’incidente. 

In una lettera del 10 settembre al ministero degli Interni, Maassen ha spiegato i suoi commenti su Chemnitz, dicendo di voler fare luce sugli eventi dopo che il premier della Sassonia, Land dove si trova la città, ha negato che i migranti siano stati perseguitati.

Maassen ha l’appoggio di Seehofer, secondo cui il capo dei servizi segreti «ha dato una spiegazione convincente delle sue azioni» a un comitato parlamentare. Spd vuole la testa di Maassen e la Cdu ora deve prendere una decisione.

Antonio Albanese