Stalin torna a Gori

169

GEORGIA – Gori 29/03/2015. I residenti della città di Gori nella Georgia orientale hanno lanciato un’iniziativa per rimettere in piedi una statua di Josif Stalin, di nazionalità georgiana, prima delle celebrazioni del Giorno della Vittoria del 2015.

Secondo i media locali, l’iniziativa, organizzata dal Partito comunista unificato della Georgia, ha già raccolto circa 10mila firme in una città con una popolazione di 54.700. Il 31 marzo finirà segnerà la fine della raccolta firme. Alexander Lursmanishvili, il capo dei comunisti locali, ha detto che alla scadenza «ci saranno ancora più firme» aggiungendo che «il giorno della vittoria, Stalin deve essere con noi!». Il politico comunista ha poi detto che: «La maggioranza assoluta dei georgiani sono a favore del restauro del monumento (…) non è una questione di nostalgia, ma di rispetto per la nostra storia, per la memoria del nostro famoso connazionale». Dopo aver raccolto le firme, i comunisti di Gori, città dove Stain ha vissuto, invieranno alle autorità cittadine, che dovranno dare una risposta ai cittadini. Accanto alla raccolta firme sono in programma una serie di proteste pacifiche a Gori e Tbilisi di fronte al Ministero della Cultura, accanto a decisi passi legali. Lenta.ru, che riporta dell’iniziativa, afferma che nel bilancio della città c’è già una dotazione nel bilancio 2014 di 25mila lari (12mila dollari Usa) per il restauro della statuta; a questa si aggiunge un “Fondo popolare” separato di 8.000 lari (3.600 dollari) per «spese impreviste». La statua di Stalin, innalzata nel 1952, una delle poche a sopravvivere alla destalinizzazione sovietica, è stata rimossa su iniziativa dell’allora presidente georgiano Mikhail Saakashvili, che l’aveva definita un «simbolo del totalitarismo», e di «un impero che aveva invaso la Georgia nel 2008». Prima della rimozione, i residenti Gori vi si riunivano il 21 dicembre (compleanno di Stalin) e il 5 marzo (anniversario della sua morte) per onorare il leader. La statua fu rimossa di notte nel 2010 per evitare proteste di massa, ed è attualmente situata in una zona industriale abbandonata sette chilometri fuori Gori.