Prossimo obiettivo Georgia

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GEORGIA – Tblisi. 20/03/14. Il giornale IA REGNUM ha pubblicato un’analisi della ricercatrice Ian Amelin, dell’Istituto Russo di Studi strategici. Secondo cui per via dei fatti in Ucraina il Caucaso del Sud, in particolar modo Ossezia del Sud, Abkhazia e Georgia sono in forte tensione.

«Gli avvenimenti ucraini negli ultimi mesi, e poi il referendum sul ritorno della penisola di Crimea alla Russia, sono diventati uno spartiacque tra gli alleati strategici e rabbiosi nemici dello Stato russo». Scrive la Amelin. I commenti e le dichiarazioni dei personaggi politici chiariscono le posizioni dei singoli Paesi. Cominciando dagli osseti che si trovano su entrambi i lati del crinale e che in questa vicenda si sono schierati totalmente dalla parte della Russia. «Pronti a sostenere le “legittime azioni della Crimea”, scrive la Ameli,  contrari all'”usurpazione del potere di Kiev da parte di elementi fascisti e filo-occidentali”». In altre parole l’Ossezia del Sud ha ancora una volta dimostrato di essere un fedele alleato del suo partner strategico, la Russia. Stessa posizione per l’Ossezia del Nord, avamposto russo nel Caucaso. Con posizioni simili, anche se con alcune sfumature diverse l’Abkhazia. Di diverso tenore invece le posizioni della Georgia, che la Russia vorrebbe riportare sotto la sua ala protettiva. «La Georgia, rimane un obiettivo strategico che serve per ripristinare l’integrità territoriale» della Rusia, dice la ricercatrice. Fin dall’inizio della crisi Ucraina però la leadership georgiana ha sostenuto piazza “Maidan”, e poi il nuovo governo. Le dichiarazioni più vicine agli ucraini sono state quelle dell’ex presidente georgiano Mikheil Saakashvili (che, come molti dei suoi colleghi, ha anche offerto nuove posizioni consulenti alle autorità ucraine). Tblisi non ha riconosciuto il referendum di Crimea. Questa annessione è una una spina nel fianco della Georgia che con il nuovo presidente aveva iniziato delle manovre di avvicinamento, reali o fittizie lo lasciamo decidere alla storia, alla Russia. A dare ragione all’Ucraina la maggior parte dei media georgiani, blogger e altre “figure pubbliche”. Il leader della propaganda anti-russa su forum e social network, hanno sostenuto attivamente “Maidan” e le autorità ucraine che hanno espresso indignazione per la “politica aggressiva” della Russia in Ucraina. Adesso però la parola passa di nuovo a Mosca perché dopo riunificazione della Crimea con la Russia, seguirà, secondo la ricercatrice, la riformattazione Politica della Transcaucasia, e presto, forse, l’intera mappa politica della regione verrà ridisegnata.
La Georgia si sentirà sempre più stretta nell’area, dunque, visto che al vertice di novembre 2013 a Vilnius la Georgia ha siglato un accordo con l’UE. E a quanto si apprende a settembre Tblisi potrà iniziare il suo percorso di adesione alla NATO (elenco delle condizioni specifiche in campo politico, militare, economico e giuridico, dopo che il paese ha adottato l’alleanza). La risoluzione finale del problema nell’area Transcaucasica, dipenderà dall’esito della crisi in Ucraina. La maggior parte degli Stati membri della NATO non sono pronti ad accettare il ritorno della Crimea alla Russia. Allo stesso modo l’adesione della Georgia alla NATO è indigesto a Mosca. Un atro tassello da non sottovalutare, secondo la ricercatrice Amelin, è quello del corridoio del trasporto ferroviario russo-turco-iraniano e in altre regioni, nato dagli accordi d cooperazione russo-iraniana e russo-turca nel Caucaso. L’attuazione di questi piani mette Tblisi in forte difficoltà se continuerà con l’integrazione euro-atlantica. La Georgia non è pronta a dare il proprio consenso al restauro del trasporto ferroviario attraverso l’Abkhazia, perché in questo modo di fatto dovrebbe riconoscere la repubbrica dell’Abkhazia. Stesso dicasi per il transito di persone e merci verso l’Ossezia del Sud. 
Con Sebastopoli sotto il dominio di Mosca, Tblisi teme un ritorno al 2008 ma con altro esito: l’occupazione della Georgia e la creazione di un regime fantoccio filo-russo. Secondo la ricercatrice “l’invasione” è l’unico modo per impedire l’integrazione euro-atlantica dello stato confinante, una tale opzione diventa primaria nel determinare la strategia della Russia per quanto riguarda la Georgia.