G7 energia Roma: in attesa di Parigi 2015

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ITALIA – Roma 12/05/2014. Il 5 ed il 6 maggio si è riunito a Roma il G7 Energia, ovvero il vertice dei ministri dell’Energia provenienti dai sette Paesi più industrializzati, al fine di trovare soluzioni comuni e condivise relativamente a tematiche di importanza rilevante a livello mondiale quali la sicurezza energetica e le modalità per riuscire a garantire una disponibilità di risorse energetiche diversificata, affidabile ed economicamente sostenibile a medio e lungo termine.

Il summit capitolino, oltre ad aver coinvolto i ministri dell’Energia di Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti, ha visto tra i protagonisti anche il Commissario Ue all’Energia, Guenther Oettinger, e il Direttore esecutivo dell’International Energy Agency (IEA), Maria van der Hoeven, e risulta particolarmente significativo perchépreparatorio rispetto al prossimo G7 Energia che si terrà il 4 e il 5 giugno a Bruxelles e poiché contribuirà alla discussione sui cambiamenti climatici in programma alla Conferenza di Parigi 2015. La due giorni romana, per di più, ha rappresentato una fondamentale occasione di confronto e discussione sul delicato momento dell’Ucraina, a proposito del quale il Presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, ha affermato, in apertura della prima sessione, che «Il G7 nasce dalle preoccupazioni per la crisi ucraina, è un tentativo di approfondire il tema che va oltre le vicende contingenti», precisando, però, che le sanzioni alla Russia non sono oggetto della riunione.

 

I ministri dell’Energia dei Paesi più industrializzati del mondo si sono trovati d’accordo nel ritenere la sicurezza energetica come una “responsabilità collettiva” che richiede l’applicazione di misure urgenti ed hanno altresì redatto un documento nel quale vengono elencati sette principi fondamentali attraverso i quali la stessa sicurezza energetica può essere realizzata. Essi per l’esattezza sono: lo sviluppo di mercati energetici flessibili, trasparenti e competitivi; la diversificazione dei combustibili, delle fonti e delle rotte e l’incentivazione delle fonti indigene di approvvigionamento energetico; la riduzione delle emissioni di gas serra e l’accelerazione della transizione verso un’economia a basse emissioni di anidride carbonica; il miglioramento dell’efficienza energetica nella domanda e nell’offerta; la promozione dell’utilizzo di tecnologie energetiche pulite e sostenibili e gli investimenti continuativi in ricerca e innovazione; l’adozione di efficienti sistemi di risposta alle emergenze nel caso di gravi interruzioni energetiche; il miglioramento della resilienza dei sistemi energetici, attraverso il sostegno all’ammodernamento infrastrutturale e attraverso politiche di offerta e domanda che contribuiscano a resistere agli choc sistemici. Per quanto riguarda le azioni da intraprendere nell’immediato futuro, da parte di tutti i membri del G7 emerge la volontà di assecondare gli sforzi della Commissione europea nel mettere a punto piani d’emergenza energetica per l’inverno 2014-2015 a livello regionale e di scambiarsi le best practies per valutare le vulnerabilità della sicurezza energetica.

 

Il ministro dello Sviluppo Economico italiano, Federica Guidi, al termine della due giorni romana ha confermato l’urgenza di «rafforzare una comune politica energetica su scala mondiale» ed ha sottolineato la necessità di reti dell’energia più potenti e integrate, che garantirebbero migliori interconnessioni tra i Paesi e maggior diffusione di smart grids. Lo stesso ministro ha poi ribadito il sostegno dell’Italia alla realizzazione dei gasdotti South Stream e Trans Adriatic Pipeline (TAP), ritenuti di importanza strategica per il Belpaese e per gran parte degli Stati europei.

 

Le associazioni ambientaliste, tuttavia, non sono entusiaste dell’esito del G7 sull’Energia. Monica Frassoni, co-presidente del Partito Verde Europeo, in particolare, ha accusato il ministro Guidi ed il governo italiano di guardare al problema della sicurezza energetica non in termini di migliore e minore consumo, ma di maggiore produzione, trascurando, di fatto, efficienza energetica ed energie rinnovabili.