FINLANDIA. Il filo rosso tra Hormuz e Kalinigrad 

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L’interessante blog finnico Vantage Point North ha messo on line una interessante riflessione sulle conseguenze “a nord” della crisi nello Stretto di Hormuz. 

«La cattura della petroliera britannica Stena Impero da parte degli iraniani, ha costretto il Regno Unito a rafforzare la propria presenza nella regione. I rinforzi che la Royal Navy è stata in grado di inviare nel Golfo Persico non sono stati sufficienti a scortare il numero di petroliere bisognose di protezione». La Royal Navy sta lottando per dispiegare abbastanza navi per far fronte agli impegni esistenti, scrive Petri Mäkelä, il curatore del blog, tanto che potrebbe non essere in grado di scontrarsi contro la marina iraniana.

Tanto più che gli Stati Uniti non intendono scortare navi non statunitensi attraverso lo Stretto; dal canto suo Downing Street, nel pieno di un cambio di inquilino, non ha ancora ben chiaro come muoversi verso Washington.

Per ovviare alla situazione critica il governo britannico ha proposto di creare una missione navale europea per scortare il traffico di petroliere attraverso Hormuz. Ma la proposta sta incontrando una serie di difficoltà politiche, tanto da mettere in crisi l’esistenza stessa di una seria possibilità di difesa collettiva al di fuori dell’articolo 5 della Nato.  

Questa crisi e la conseguente mancanza di una “pronta risposta” europea può avere dei riflessi in caso di una seconda crisi come potrebbe essere quella a nord dove l’antagonista principale è la Russia, paese vicino all’Iran. 

Mäkelä ricorda che la Finlandia importa il 77 % delle sue merci ed esporta il 90% attraverso il Mar Baltico e che non è imprevedibile che la Russia possa voler imporre un blocco navale o catture navi mercantili per esercitare pressioni sul governo finlandese. 

«La marina finlandese da sola, anche nella sua forma futura con 4 corvette oceaniche e 4 Caa della classe Hamina, non riesce quasi mai a scortare il traffico mercantile oltre Kaliningrad e, allo stesso tempo, a mettere in sicurezza le acque territoriali. La questione è ulteriormente aggravata dall’inadeguatezza della potenza navale nelle regioni in cui si trovano i maggiori membri della Nato. La marina tedesca sta lottando per mantenere operative le sue navi e anche la marina polacca non riesce a modernizzare le sue navi. La marina svedese, pur essendo tecnicamente in buone condizioni, è ancora piuttosto piccola per resistere alle forze della marina russa e alle operazioni speciali che è in grado di schierare in questo tipo di situazione ambigua».

Una simile situazione di incertezza, di obsolescenza dei mezzi, e di poca solidarietà lascia ampio spazio alle possibilità date dalla guerra ibrida in cui la Russia è maestra. Russia e Cina, con tali operazioni, «hanno la capacità di esercitare pressioni sui singoli governi e di inserire cunei in fratture preesistenti nelle alleanze costruite proprio per contenerle».

L’incertezza della risposta ad una possibile aggressione sta quindi legando lo Stretto di Hormuz ai freddi mari del Nord. 

Antonio Albanese