FILIPPINE. L’ASEAN lancia l’allarme sugli attacchi alla libertà di stampa

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I parlamentari dell’Asean del comitato per i diritti umani, Aphr, hanno fatto appello ai governi del sud-est asiatico per controllare i crescenti attacchi alla libertà di stampa e punire i responsabili dell’uccisione di giornalisti.

I parlamentari hanno avvertito che una cultura dell’impunità si tradurrà in un maggior numero di attacchi contro i giornalisti, che svolgono un ruolo cruciale nel far sì che il potere renda conto delle sue azioni e nel portare informazioni al pubblico. «I media sono sempre più minacciati in tutto il sud-est asiatico», ha dichiarato Teddy Baguilat, un parlamentare filippino, membro dell’Aphr, in una dichiarazione rilasciata in occasione della Giornata internazionale per porre fine all’impunità per i crimini contro i giornalisti, tenuto la scorsa settimana, riporta Laht.

«È ripugnante che dei giornalisti coraggiosi debbano mettere in gioco la propria libertà personale o addirittura la propria vita quando cercano semplicemente di fare il proprio lavoro», ha aggiunto Baguilat. Secondo l’Aphr, le Filippine sono uno dei paesi più pericolosi per i giornalisti, visti gli scarsi risultati ottenuti nell’arrestare e perseguire i responsabili dell’uccisione dei giornalisti.

L’ultimo episodio è avvenuto il 7 giugno, quando uomini armati non identificati hanno sparato a Dennis Donora, redattore del settimanale Trends and Times, nella sua auto a Panabo City, nella provincia di Davao del Norte. La giustizia per l’omicidio di 47 giornalisti, uccisi dal 2008, è ancora in sospeso.

L’Aphr ha anche segnalato la situazione in Myanmar, un paese che è stato ampiamente criticato per i sette anni di prigione inflitti ai giornalisti della Reuters Wa Lone e Kyaw Soe Oo, con l’accusa di aver violato un atto arcaico segreto ufficiale mentre stavano indagando su una storia sulla crisi dei rohingya. Il gruppo ha anche criticato il governo della Cambogia, la giunta militare della Thailandia e i regimi comunisti di Laos e Vietnam per aver continuato a reprimere la libertà dei media.

Luigi Medici