FAO. Boom globale della pesca

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ITALIA – Roma 01/03/2014. Il fiorente commercio legato alla pesca sta generando più ricchezza rispetto al passato, ma deve aiutare i paesi più piccoli e gli acquacoltori, afferma la Fao.

La produzione ittica globale, sia quella della pesca che dell’acquacoltura, ha superato un nuovo record nel 2013 arrivando a 160 milioni di tonnellate, in crescita rispetto ai 157 milioni di tonnellate dell’anno precedente, mentre le esportazioni hanno toccato i 136 miliardi di dollari, secondo i dati preliminari pubblicati prima del meeting della Commissione sul commercio ittico di Bergen, in Norvegia, prevista per i primi di marzo.

«I dati sul commercio riflettono la forte crescita della produzione dell’acquacoltura e gli elevati prezzi per un certo numero di specie come il salmone e gamberetti», ha dichiarato Audun Lem, responsabile Fao del settore, «questo fatto è sostenuto da una crescente domanda sottostante di prodotti ittici provenienti da mercati mondiali».

La produzione dell’acquacoltura è arrivata a circa 67 milioni di tonnellate nel 2012 e le proiezioni per il 2013 puntano verso i 70 milioni di tonnellate, il 44% della produzione ittica totale e il 49% del pesce destinato al consumo umano diretto.

«La percentuale di produzione ittica oggetto di scambi commerciali a livello internazionale è significativo, intorno al 37% nel 2013», ha detto Lem. «Questo rende il settore della pesca una delle industrie più globalizzate e dinamiche nella produzione alimentare mondiale».

I paesi in via di sviluppo continuano a svolgere un ruolo importante nella fornitura dei mercati mondiali, pari, nel 2012, al 61% di tutte le esportazioni di pesce per quantità e al 54% del valore. I ricavi netti delle esportazioni (esportazioni meno importazioni ) ha raggiunto i 35,3 miliardi, superiori a quelli di altri prodotti agricoli combinati tra cui riso, carne, latte, zucchero e banane.

Ma i vantaggi del commercio internazionale non sono sempre ricaduti sui pescatori, specie quelli di piccola scala, anche se questi, assieme agli acquacoltori costituiscono circa il 90% della forza lavoro globale del settore, afferma la Fao.

L’Organizzazione sta esortando i paesi ad aiutare i piccoli pescatori e i lavoratori del pesce, di cui circa la metà sono donne, a superare una serie di ostacoli come la mancanza di potere contrattuale e di accesso al credito, difficoltà nel rispetto delle normative di accesso al mercato e la scarsit di infrastrutture legate al commercio, in modo che possano accedere ai mercati locali, globali e soprattutto regionali.

«Ci sono interessanti opportunità nei mercati regionali al momento come nelle economie emergenti di Messico, Brasile, Indonesia e Malaysia che richiedono più pesce e stanno cercando nuove forniture dai paesi limitrofi (…) Allo stesso tempo, questa crescente domanda stimola nuovi investimenti nella produzione dell’acquacoltura locale anche in Africa».

I paesi dovrebbero fornire informazioni ai piccoli pescatori sulle novità finanziarie, assicurative e del mercato, investire in infrastrutture, rafforzare le organizzazioni dei produttori e commercianti su piccola scala e garantire che le politiche nazionali non si finiscano con l’indebolire il settore della piccola pesca, secondo la Fao.

Poiché sempre maggiori quantità di pesce vengono lavorate per l’esportazione, i sottoprodotti come teste, visceri e altro, possono potenzialmente essere trasformati in prodotti di valore anche per il consumo umano, ribadisce l’ente Onu.

«Dobbiamo garantire che tali sottoprodotti non siano sprecati da un punto di vista economico, ma anche un punto di vista nutrizionale (…) i sottoprodotti spesso hanno un valore nutrizionale superiore ai filetti, soprattutto in termini di acidi grassi essenziali, vitamine e minerali e possono costituire un ottimo strumento di lotta contro le carenze di micronutrienti nei paesi in via di sviluppo».

Nuovi mercati per i sottoprodotti si stanno già aprendo, ha poi aggiunto, sottolineando la crescente domanda di teste di pesce in alcuni mercati asiatici e africani, mentre vi è anche possibilità di utilizzare teste di pesce e lische per soddisfare la crescente domanda globale di olio di pesce e integratori minerali.

Grande potenziale esiste inoltre per utilizzare i sottoprodotti e creare farina e olio di pesce utilizzati come mangime nell’acquacoltura e per il bestiame, contribuendo indirettamente alla sicurezza alimentare; ciò consentirebbe, secondo la Fao, che alcune qualità di pesci utilizzati oggi per la produzione di olio siano utilizzati per il consumo umano diretto.