ETIOPIA. Scappano i cinesi dal paese, Addis Abeba rassicura

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Circa 600 cittadini cinesi sono stati evacuati dalla regione settentrionale dell’Etiopia del Tigray, al centro del recente conflitto, mentre il governo si prepara a lanciare un’offensiva militare “definitiva” contro i ribelli entro la fine di questa settimana.

Il 24 novembre a Pechino, Teshome Toga Chanaka, ambasciatore dell’Etiopia in Cina, ha detto che tutti i cittadini cinesi evacuati dalla regione settentrionale del Tigray sono al sicuro ad Addis Abeba e possono decidere da soli se rimanere in Etiopia o tornare in Cina, riporta Scmp.

Chanaka ha anche cercato di assicurare agli altri Paesi che gli investimenti stranieri non sarebbero stati a rischio e che gli scontri nel Tigray non sarebbero sfociati in una vera e propria guerra civile. «Questa non è una guerra civile, anche se molti media cercano di dipingere l’attuale limitata operazione militare come una guerra civile», ha detto lunedì l’ambasciatore etiope ripreso da Cgtn.

Il governo federale etiope ha definito l’operazione militare come “operazione di polizia” dopo che il primo Ministro Abiy Ahmed ha accusato il governo regionale del Tigray di un attacco a una base militare il 4 novembre. L’ambasciatore Teshome ha sottolineato che quest’operazione è stata effettuata in un’area limitata e non interesserà altre regioni del Paese.

L’obiettivo dell’operazione era prima di tutto quello di portare la legge e l’ordine nella regione del Tigray, ha detto Teshome, per ripristinare l’ordine costituzionale. Un secondo obiettivo era che coloro che comandavano e dirigevano questo attacco dovessero essere chiamati a rispondere delle loro azioni. Un terzo obiettivo era quello di portarli davanti al tribunale.

Il governo federale etiope è ora in procinto di consegnarli alla giustizia: il 19 novembre è stato emesso un mandato di arresto per 76 alti ufficiali, compresi dei generali. La Commissione federale di polizia accusa i generali di tradimento. Oltre alle azioni legali, l’operazione militare continua.

Il primo ministro Abiy Ahmed il 22 novembre ha twittato che la seconda fase dell’operazione di polizia nella regione del Tigray è stata completata con successo e che l’operazione è entrata nella fase finale e cruciale della presa della capitale regionale di Mekelle per consegnare i criminali alla giustizia; al governo regionale del Tigray sono state date 72 ore di tempo per arrendersi prima di un’offensiva sulla città.

«Penso che non ci sia un ambiente favorevole per sedersi intorno al tavolo in questo momento, fino a quando l’operazione militare non sarà conclusa. E speriamo che l’operazione militare si concluda molto presto», ha osservato Teshome. Ci sono state preoccupazioni per la diffusione del conflitto nella regione, ma Teshome ha precisato: «Non credo che ci sarà una ricaduta della situazione attuale nel Corno d’Africa per due motivi: si tratta di un conflitto interno con un obiettivo molto chiaro e un’operazione molto limitata, che non copre l’intero Paese. Teshome, ha aggiunto che il governo federale ha istituito una task force per occuparsi dei rifugiati e riportarli indietro una volta pronti i corridoi di sicurezza.

Come economia emergente, l’Etiopia ha attirato molti investimenti diretti esteri. Ma i recenti conflitti e le tensioni hanno preoccupato gli investitori stranieri: «Abbiamo la responsabilità e l’obbligo di proteggere tutti i civili indipendentemente dalla loro origine, sia etiopi che stranieri, e stiamo cercando di farlo. Cercheremo anche di proteggere e preservare le proprietà sia pubbliche che private, sia nazionali che straniere, anche i progetti di proprietà degli stranieri», ha sottolineato l’ambasciatore etiope.

Graziella Giangiulio