Brasile: entro il 2020 la metà dell’energia verrà dal Rio delle Amazzoni

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Mentre Dilma Dusseldorf alle Nazioni Unite protestava contro chi definisce le politiche commerciali del Brasile come “protezionismo”, il suo governo ha annunciato il nuovo programma nel settore energetico: costruire 23 nuove dighe idroelettriche nella regione amazzonica del Paese, di cui sette dovrebbero essere installate nel cuore della regione, in aree precedentemente incontaminate in una delle più ricche di biodiversità ecosistemi del mondo.

A riferirlo il giornale O Globo. Notizia giunta inaspettata dopo le proteste degli a attivisti sulla costruzione della diga di Belo Monte.

Il governo ha già costruito una diga a Santo Antonio sul fiume Madeira, il più grande affluente del Rio delle Amazzoni, e tra un anno completerà a Jirau una diga ancora più grande.

Insieme con le sei centrali idroelettriche già in costruzione, le speranze del governo sono quelle di generare nuove dighe per raggiungere una produzione di 38.000 megawatt di potenza – Quasi la metà dei 78,900 megawatt generati dalle attuali 201 centrali, operative in tutto il Brasile.

Due sono gli impianti già in funzione nella regione: l’impianto sul fiume Tocantins Estreito, e lo stabilimento di Santo Antônio sul fiume Madeira, il più grande affluente del Rio delle Amazzoni.

Il finanziamento per la metà dei progetti – circa R $ 78 miliardi (US $ 38.500.000.000) – dovrebbe arrivare dal Programma del governo PAC (Programa de Aceleração fare Crescimento) che insieme, ai siti esistenti e previsti, aumenterebbe la capacità energetica del Brasile del 54 per cento.

Gli oppositori però temono che sette dei nuovi impianti saranno costruiti in zone estremamente sensibili del fiume, ad esempio le sette dighe previste ad Aripuanã Roosevelt e sui fiumi che interesserebbero direttamente un’area che ufficialmente è ritenuta «alta protezione e conservazione».

Non solo la costruzione delle dighe sconfinerà con la terra dei popoli indigeni. Se le dighe disegnate, per ora su carta, dovessero essere costruite, verrebbero inondati territori pari alla dimensione della città di São Paulo.

Non rassicurano nemmeno le parole dette dal segretario per lo sviluppo energetico Altino Ventura: «Assicuriamo che vi sarà il minimo impatto ambientale e la massima cura. In ogni caso per le autorità brasiliane il Rio delle Amazzoni rappresenta circa la metà delle nuove fonti di energia entro il 2020.