EMIRATI ARABI UNITI. I giri di valzer di Dubai con Teheran

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Gli Emirati Arabi Uniti stanno dialogando nuovamente con l’Iran, per allentare le tensioni nel Golfo.

Sono apparse fotografie di incontri tra i vertici militari, ad esempio, c’è stata la presentazione degli Emirati al Consiglio di Sicurezza all’inizio di quest’estate in cui Dubai ha rifiutato di indicare l’Iran come l’”attore statale” dietro gli attacchi alle petroliere al largo delle sue coste. Ognuno di questi passi fa parte di un’azione deliberata verso Teheran, riporta Asia Times, per una deescalation tra gli Emirati Arabi Uniti e l’Iran. 

La scorsa settimana l’accoglienza riservata a Mohammed Ali Musleh al-Ahbabi, comandante della Guardia Costiera degli Emirati Arabi Uniti a Teheran, è stato il primo passo pubblico.

Poi, i ribelli Houthi dello Yemen – che sono sostenuti dall’Iran – hanno annunciato la decisione di “congelare” gli attacchi contro gli Emirati Arabi Uniti. Il motivo, ha detto Mohammed al-Bekhiti, membro dell’ufficio politico degli Houthi, è che Abu Dhabi ha cambiato la sua «posizione politica e militare» verso la guerra allo Yemen.

Le mosse sono il risultato di un accumulo di contatti di alto livello avvenuti da mesi. Il ministro degli esteri iraniano Javad Zarif, che sta spingendo per un patto di non aggressione tra gli stati litorali del Golfo Persico, nello scorso fine settimana ha annunciato quello che ha definito il restringimento della “squadra B”; essendo questo il suo soprannome per il consigliere per la sicurezza nazionale statunitense John Bolton, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman e – precedentemente – il principe ereditario degli Emirati Arabi Uniti Mohammed bin Zayed.

La nuova posizione degli Emirati Arabi Uniti sullo Yemen ha avuto importanti ripercussioni sull’Arabia Saudita, che ora si trova senza un importante partner regionale.

Se per l’Arabia Saudita la presenza di una forza simile agli Hezbollah ai loro confini è sempre stata una minaccia esistenziale, questa minaccia non si è mai materializzata per gli Emirati Arabi Uniti. Mentre per gli Emirati Arabi Uniti è stata più la Fratellanza musulmana, lo stato di caos nella regione, a creare problemi.

Per gli Emirati, uno Yemen diviso, con gli Houthi che controllano il nord, e milizie alleate che reggono il sud, potrebbe essere una soluzione accettabile, mentre per i sauditi, che condividono un confine di 1.800 chilometri lungo il nord dello Yemen, non lo è.

La sfida è quella di trovare una soluzione che possa alleviare le preoccupazioni dei sauditi, ma anche essere in linea con la nuova realtà, uno sforzo bellico senza un grande alleato. Fino ad ora, la leadership saudita non ha colto appieno l’intenzione degli Emirati di sganciarsi dallo Yemen.

Antonio Albanese