L’Egitto chiede al Qatar i fratelli latitanti

217

EGITTO – Il Cairo 04/02/2014. Il ministero degli Esteri egiziano ha annunciato il 4 febbraio di aver chiamato gli incaricati d’affari del Qatar al Cairo per chiedere l’estradizione di latitanti islamisti presenti a Doha, tra cui il predicatore Yusuf al-Qaradawi (AGC: Egitto: teologo alla sbarra e Al Qaradawi lascia al Azhar).

L’Ambasciatore del Qatar, infatti, non era presente al Cairo il 4 febbraio. Un portavoce del ministero degli Esteri egiziano ha detto, riporta Al Bayan, che era «necessario un maggiore impegno nel caso delle estradizioni richieste».

In precedenza, l’Egitto aveva convocato l’ambasciatore del Qatar all’inizio di febbraio per protestare contro le critiche di Doha sulle repressioni delle manifestazioni pro Morsi. 

Il Qatar è uno dei più importanti sostenitori della Fratellanza e di Morsi. L’Egitto inoltre ha oscurato Al-Jazeera (AGC: Al Jazeera contro al Sissi  e Guai per al Jazeera) – in seguito alla copertura ritenuta di parte, data dall’emittente qatarina, che ha scatenato la rabbia delle autorità egiziane che la ritengono influenzata dai Fratelli Musulmani.

A scatenare le ire del governo del Cairo, in particolare, il canale Egitto Live, che va in onda da Doha, e che avrebbe favorito tutte le attività dei Fratelli Musulmani.

Conduttori e ospiti del canale sono infatti sostenitori dei Fratelli Musulmani e di Morsi; tra di essi i leader islamici ricercati in Egitto, come il predicatore islamico Yusuf al-Qaradawi (nella foto), Assem Abdel Majid leader della Jemaah Islamiyah, e Yahya Hamid, ex ministro nel governo della Fratellanza.

Le autorità egiziane hanno già arrestato 20 corrispondenti, tra cui quattro stranieri, come l’australiano Peter Grist, “contraccusa di «appartenenza ad un gruppo terroristico (…) e danno all’unità nazionale e alla pace sociale», mentre accusa gli stranieri di aver pubblicato «notizie e voci false».  
 Il Governo ha definito ufficialmente la Fratellanza musulmana «una organizzazione terroristica», a dicembre 2013, nonostante il gruppo affermi di aver rinunciato alla violenza politica.