World Economic Forum, nuovo modello economico mondiale cercasi

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SVIZZERA – Davos. World Economic Forum l’appuntamento annuale per parlare di economia e di prospettive economico-finanziarie ha aperto oggi a Davos la sua 43esima edizione ospitando 40 capi di Stato e circa 2500 tra ministri per l’economia,  leader politici e rappresentanti del mondo economico tutti in conclave fino a domenica 27 per cercare soluzioni alla crisi economica e idee per lo sviluppo economico mondiale. 

 

In realtà Davos è il momento in cui i rappresentanti dei singoli Paesi si incontrano per un confronto diretto. Che il mondo sia cambiato dalla crisi economica del 2008 è un fatto evidente quello che ancora non è evidente è come uscirne. ILO ieri ha lanciato l’allarme del lavoro, «più tempo le persone rimarranno senza lavoro, più difficile sarà uscirne». Che fare? la domanda se la stanno ponendo tutti dal 2008 e se i primi a estere scottati da una crisi strutturale dell’economia sono stati iPaesi industrializzati, ora è il turno dei Paesi in via di Sviluppo. Sì perché i mercati più importanti per i Paesi emergenti sono quelli industrializzati ma ora con lo stallo economico ci sono pochi ordini, poca produzione, poco lavoro, cifre basse di vendita.

Che fare dunque è diventato il tormentone del triennio 2011-2013, e se BCE e Banca Mondiale vedono timide riprese a partire dal 2014. Il cittadino medio soffre e rinuncia. Davos dunque è il fulcro economico dell’anno, è il luogo da dove ci si aspetta l’iniziativa. Il mondo dunque è cambiato e a Davos hanno deciso di prenderne atto e di voltare pagina. Non è un caso che quest’anno il titolo del Summit è dedicato a “Resilient Dynamism” ovvero “resilenza e dinamismo” e il presidente del Forum, Klaus Schwab, ha dichiarato in apertura dei lavori: «resilienza devono andar insieme» in cui essere resilienti significa adattarsi ai contesti in cambiamento, affrontare gli shock e saper ripartire. Sostanzialmente a Davos gli economisti, i politici e gli attori dell’economia devono capire in cosa consiste l’adattamento e la ripartenza. 

Il singolo nel suo microcosmo sa che significa adattarsi, subire lo shock, e ripartire, altro è stabilire se poi riuscirà nell’intento. Ma a livello di popoli nazioni, interessi economici che significa essere resilenti?

E attorno a questo concetto che da qualche tempo gli economisti stanno sviluppando un nuovo modello economico, basato sulla possibilità di spostare e adattare il flusso monetario e gli investimenti a seconda dell’opportunità o meno delle economie di riemergere dalle proprie ceneri. In un modello economico resilente però è di difficile collocazione la finanza perché tra tutte le variabili è una di quelle che difficilmente si adatta, avendo come unico scopo la ricchezza. Non solo per poter applicare la resilenza come principio cardine di un nuovo modello economico sociale bisogna partire dal presupposto che il dialogo tra i popoli sia altamente sviluppato a scapito delle lotte intestine e guerre glo-cali. Non è un caso che a Davos infatti si parlerà anche di “primavere arabe”. Tra i protagonisti di quest’anno i Paesi africani e tutte le contraddizioni del continente.

Al momento un solo dato è certo. Il nuovo modello economico sociale mondiale è ancora tutto da costruire.