Doha, summit ONU sui cambiamenti climatici

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QATAR – Doha. Si è aperto il 26 novembre a Doha il XVIII Summit mondiale delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP 18). All’evento prendono parte i rappresentanti di oltre 190 nazioni, che dovranno preparare  proposte e lavori per la sessione ministeriale, prevista dal 4 al 7 dicembre.

Il vertice si svolge per la prima volta in un Paese del Golfo, tra i principali produttori di combustibili fossili del pianeta, e rappresenta la prima occasione per discutere in maniera formale ed integrata dell’avvio della “fase due” del Protocollo di Kyoto.

Tra gli obiettivi del summit qatariota ci sono: la preparazione di un accordo globale giuridicamente vincolante sul clima, da adottare entro il 2015 e che entri in vigore nel 2020; l’identificazione di modalità per ottenere ulteriori tagli delle emissioni di gas serra entro il 2020, al fine di contenere il riscaldamento del Pianeta entro i due gradi centigradi; disposizioni in relazione ai finanziamenti salva-clima per i Paesi in via di sviluppo.

L’Unione europea, rappresentata a Doha da una delegazione ufficiale di 15 deputati, guidati dal Presidente della Commissione Ambiente del Parlamento Europeo Matthias Groote, intende rimarcare la sua leadership mondiale nella lotta ai cambiamenti climatici. In tal senso va lettala risoluzione approvata dallo stesso Parlamento lo scorso 22 novembre, mediante la quale l’UE intende incoraggiare i Paesi membri e tutti gli altri Stati partecipanti alla conferenza ad incrementare misure volte a limitare il riscaldamento climatico e propone di abbattere del 30% le emissioni globali di CO2 entro il 2020.

Il summit di Doha siè aperto a pochi giorni di distanza dalla pubblicazione, da parte dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) dei rapporti Approximated EU greenhouse gas inventory: early estimates for 2011 e Greenhouse gas emission trends and projections in Europe 2012, che dimostrano come le emissioni di gas serra all’interno dell’Unione europea siano diminuite in media del 2,5% dal 2010 al 2011 e del 17,6% rispetto al 1990. L’UE, nel suo complesso, ha dunquesuperato l’obiettivo fissato dal Protocollo di Kyoto diridurre, tra il 2008 e il 2012, le emissioni totali dei Paesi sviluppati di almeno il 5% rispetto ai livelli del 1990 e quasi tutti gli Stati membri sono sulla giusta via in materia di gas serra anche grazie ai meccanismi di flessibilità in vigore fino al 2015.

L’UE, inoltre, dal 2010 ad oggi ha già finanziato gli sforzi contro il cambiamento climatico dei Paesi in via di sviluppo con 7,14 miliardi di euroe continuerà a versare fondi anche dopo il 2012. In totale i Paesi industrializzatisi sono impegnati a mobilitare risorse per 100 miliardi di dollari l’anno fino al 2020 e una parte di questi andrà al Fondo verde per il clima, allo scopo di ridurre le emissioni senza sacrificare l’economia, che deve essere sempre più legata al concetto di sostenibilità.