Giornata mondiale di al-Quds – 2015

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ITALIA – Roma 11/07/2015. Giornata impegnativa è stata ieri per Israele che si è trovato accerchiato dalle manifestazioni per la giornata mondiale di Gerusalemme.

Un Iftar pubblico si è tenuto proprio a al-Quds (Gerusalemme), volto a dare concretezza e rafforzare il legame tra il popolo iraniano e quello palestinese. La manifestazione è stata organizzata grazie al contributo dell’Iran e si è svolta nonostante le forti misure restrittive di sicurezza imposte da governo israeliano che tentava di limitare i movimenti dei fedeli palestinesi verso la moschea di al-Aqsa, che in un giorno come questo rischia di degenerare. Il programma iraniano mira a esprimere solidarietà con il popolo della Palestina e dimostrare gli stretti legami tra i due paesi.
Questa cerimonia risale all’agosto del 1979 quando il fondatore della Repubblica islamica dell’Iran, Imam Khomeini, dichiarò l’ultimo Venerdì del mese del Ramadan “Giornata di Gerusalemme”, invitando i musulmani a tenere ogni anno manifestazioni a sostegno della causa palestinese. Quest’anno appunto è caduto nella giornata di ieri e le agenzie locali hanno battuto una enorme partecipazione di fedeli in molti paesi della regione Mediorientale. Anche a Teheran e in moltissime altre città del paese milioni di iraniani si sono radunati nelle vie e nelle piazze per esprimere la propria solidarietà e sostegno al popolo e alla Resistenza palestinese.
Sino a quando non si troverà una soluzione alla causa palestinese manifestazioni come questa metteranno in allarme non soltanto la regione, ma il mondo intero per il rischio attentati che oltre ad attirare l’attenzione vogliono evidenziare la capacità di azione e terrore che possono creare in ogni angolo della terra. “La liberazione di Quds è la priorità del mondo islamico.” Ha sottolineato rappresentante del parlamento iraniano, Hussein Sheikh ul-Eslam. Inoltre in un articolo pubblicato su un quotidiano locale ul-Eslam ha esortato la partecipazione massiccia dei musulmani nelle manifestazioni della giornata mondiale di Quds e ha aggiunto che “Il ritorno dei palestinesi alle loro case e nella loro patria, e la costituzione di un governo indipendente sarà possibile solo tramite la Resistenza.”

Con l’occasione sono per la prima volta stati tradotti in italiano i discorsi tenuti dalla Guida Suprema della Repubblica Islamica dell’Iran nel 2011 uno fatto in occasione dell’intifada e uno in occasione della Quinta edizione della Conferenza Internazionale del Risveglio Islamico sempre del 2011. La decisione di pubblicarli è, secondo le autorità iraniane, di stretta attualità in quanto a distanza di 4 anni la situazione non solo non è cambiata ma ha visto in questo periodo una recrudescenza di una guerra che non vede fine, anche se alcuni rapporti ad oggi sono cambiati visto il prossimo possibile raggiungimento di un accordo tra il paese iraniano e i 5+1.
Riportiamo alcuni stralci di entrambi mettendoli a disposizione nella loro completezza attraverso dei link.
Il primo in occasione dell’intifada recita:
“La Palestina è la prima fra le molteplici questioni in comune tra tutti i paesi islamici. Questa questione possiede caratteristiche uniche.
La prima caratteristica è che un paese islamico è stato sottratto al suo popolo, è stata occupato ed è stato consegnato a stranieri radunati dai paesi più disparati, che hanno così formato una società falsa ed artificiale.
La seconda caratteristica è che questo evento, senza precedenti nella storia, è stato accompagnato costantemente da assassini, crimini, oppressione e umiliazione.
La terza caratteristica è che l’originaria Qiblah (direzione verso cui i musulmani si rivolgono per la Preghiera rituale, n.d.t.) dei musulmani e molti altri centri sacri che si trovano in questo paese sono minacciati dalla distruzione, dall’offesa e dal sacrilegio.
La quarta caratteristica è che quel falso governo e società, collocati nel punto più sensibile del mondo islamico, dall’inizio fino ad oggi hanno svolto il ruolo di base militare, di sicurezza e politica per i governi dell’Arroganza (Istikhbar). L’asse del colonialismo occidentale – che per diversi motivi si è opposto all’unità, allo sviluppo ed al progresso dei paesi islamici – li ha sempre usati come un pugnale da conficcare nel cuore della Ummah islamica.
La quinta caratteristica è che il sionismo – che costituisce una grande minaccia etica, politica ed economica per la comunità umana – ha usato questo luogo come strumento e trampolino di lancio per diffondere la sua influenza e dominio nel mondo.
Si potrebbero includere anche altre caratteristiche, come le alte perdite umane e materiali finora pagate dai paesi islamici; i problemi creati ai popoli ed ai governi musulmani; la sofferenza di milioni di profughi palestinesi, che per la maggior parte vivono ancora nei campi profughi dopo ben sessanta anni; l’interruzione della storia di uno degli importanti centri della civiltà nel mondo islamico.

Oggi può essere aggiunto un altro punto chiave a queste caratteristiche ed è costituito dal Risveglio Islamico che ha investito l’intera regione ed ha aperto un nuovo e determinante capitolo nella storia della Ummah islamica. Questo grande movimento – che indubbiamente può portare alla creazione di una potente, avanzata e coerente alleanza islamica in questa importante zona del globo, e mettere fine all’era di arretratezza, debolezza e umiliazione delle nazioni musulmane, affidandosi alla grazia divina ed alla ferma determinazione dei seguaci di questo movimento – ha tratto un’importante porzione della sua forza e coraggio dalla questione della Palestina.
La crescente oppressione ed arroganza del regime sionista e la complicità di alcuni governanti autocrati, corrotti e mercenari da una parte, ed il sollevamento della resistenza esemplare dei palestinesi e dei libanesi e le loro miracolose vittorie nelle guerre dei 33 giorni in Libano e dei 22 giorni a Gaza dall’altro lato, sono tra gli importanti fattori che hanno reso tempestoso l’oceano apparentemente calmo dei popoli di Egitto, Tunisia, Libia e di altri paesi della regione.
[…]
La storia della Palestina negli ultimi sessanta anni è oggi dinnanzi ai nostri occhi. E’ necessario delineare il futuro considerando questa storia e traendo lezioni da essa.
Due punti devono essere inizialmente chiariti. Il primo punto è che il nostro obiettivo è la liberazione dell’intera Palestina, non di una sua parte. Ogni piano che punta a dividere la Palestina è totalmente inaccettabile. L’idea dei due Stati, camuffata ad arte con l’abito del “riconoscimento del governo palestinese come membro delle Nazioni Unite”, non è altro che accettare la volontà dei sionisti – ovvero riconoscere il regime sionista sulle terre palestinesi. Questo significa calpestare i diritti della nazione palestinese, ignorare il diritto storico dei suoi profughi e minacciare inoltre il diritto dei palestinesi residenti nelle terre occupate nel 1948. Significa lasciare intatto il tumore cancerogeno e esporre l’Ummah Islamica – specialmente le nazioni della regione – ad un pericolo costante. Significa la ripetizione di decenni di sofferenze e calpestare il sangue dei martiri.
Ogni soluzione deve essere basata sul principio: “tutta la Palestina per tutto il popolo palestinese”. La Palestina è la terra che si estende dal fiume al mare, non un centimetro in più, né un centimetro in meno. Proprio come a Gaza, ogni terra palestinese che verrà liberata dovrà essere amministrata da un governo palestinese indipendente, ma non bisogna mai ovviamente dimenticare quale è l’obiettivo finale.
Il secondo punto è che per raggiungere questo nobile obiettivo, ciò che è necessario è l’azione, non le parole. Bisogna essere seri, non limitarsi a gesti da palcoscenico. E’ necessario avere pazienza e saggezza, non intraprendere azioni affrettate. E’ necessario considerare l’ampio orizzonte e muoversi verso di esso, passo dopo passo, con determinazione, speranza e affidandosi a Dio. Ogni governo, ogni nazione musulmana e ogni gruppo della Resistenza, in Palestina, in Libano e negli altri paesi, può trovare il proprio ruolo e parte in questa lotta collettiva e il proprio posto nello scacchiere della Resistenza, con il permesso di Dio.
La soluzione che propone la Repubblica Islamica dell’Iran per risolvere la questione della Palestina e per rimarginare questa vecchia ferita, è una proposta chiara e logica, basata sulla saggezza politica. Questa soluzione è accettata dall’opinione pubblica mondiale ed è stata presentata in dettaglio precedentemente.
Noi non proponiamo né la guerra classica con gli eserciti dei paesi islamici, né di gettare in mare gli immigrati ebrei, né l’intervento delle Nazioni Unite o di altre organizzazioni internazionali. Noi proponiamo un referendum tra il popolo palestinese. Come ogni altra nazione, anche il popolo palestinese ha il diritto di determinare il suo futuro ed eleggere il proprio governo. Tutte le genti originarie della Palestina – musulmani, cristiani ed ebrei [autoctoni], ma non gli immigrati – devono prendere parte ad un referendum ordinato e generale, onde determinare il futuro governo della Palestina, che esse vivano in Palestina, nei campi profughi o in ogni altro luogo. Il governo che verrà stabilito successivamente al referendum deciderà il destino dei immigrati non-palestinesi trasferitisi negli anni in Palestina. Questa è una proposta giusta e ragionevole, che può esser compresa da tutti, e può ricevere il supporto dai governi e dai popoli indipendenti.
[…]
Viste le attuali condizioni, è appropriato che i paesi occidentali valutino la situazione da una prospettiva realistica. Oggi l’Occidente è a un bivio. O rinuncia all’arroganza, riconosce il diritto del popolo palestinese e rifiuta di seguire il piano dei sionisti nemici dell’umanità, o dovrà attendersi duri colpi in un futuro non troppo distante. Questi colpi paralizzanti non sono limitati al continuo crollo dei loro governi fantoccio nella regione islamica. Il giorno in cui i popoli degli USA e dell’Europa comprenderanno che la maggior parte dei loro problemi economici, sociali ed etici sono il frutto dell’egemonia della piovra del sionismo internazionale sui loro governi – e che i loro governanti, per proteggere i loro interessi personali e di partito, obbediscono e si sono arresi all’arroganza dei sionisti parassiti, proprietari di compagnie in USA ed Europa – ci sarà per loro un vero inferno dal quale non potranno più uscire.

Il secondo in occasione della Quinta edizione della conferenza internazionale del Risveglio islamico
“Ciò che ci ha riuniti quì è il risveglio islamico, cioè uno stato di coscienza ed evoluzione nella Ummah islamica che ora ha creato un grande cambiamento tra i popoli della regione ed ha dato vita a rivoluzioni ed insurrezioni che non potevano mai essere previste dai demoni che dominano la regione ed il mondo; sollevamenti grandiosi che hanno distrutto le mura della dittatura e dell’imperialismo sconfiggendone i guardiani.
Non c’è dubbio che i grandi cambiamenti sociali sono sempre basati su radici storiche e inerenti alla civiltà, e sono l’esito dell’unione di conoscenze ed esperienze. Negli ultimi 150 anni la presenza di grandi intellettuali e combattenti islamici in Egitto, Iraq, Iran, India ed altri paesi dell’Asia e dell’Africa, ha gettato le basi per la creazione della situazione attuale.
L’altro elemento che ha avuto un ruolo evidente nella formazione del pensiero profondo odierno nel mondo islamico fu l’esperienza degli anni ’50 e ’60 dei paesi islamici; questi paesi vennero governati da regimi prevalentemente orientati verso pensieri ed ideologie materialiste che, per via della loro natura, poco dopo la loro nascita, caddero nella tela delle potenze imperialiste e colonialiste dell’Occidente.
La vicenda della grande Rivoluzione Islamica in Iran, dove, come disse l’Imam Khomeini, “il sangue vinse contro la spada”, e che portò alla formazione del sistema duraturo, forte, coraggioso e progredito della Repubblica Islamica, e l’effetto di questo paese sul mondo islamico di oggi, sono poi altri elementi che avrebbero bisogno di lunghe spiegazioni e sicuramente verranno analizzati dagli storici.
Come conclusione, si può pertanto dire che la realtà che invade sempre più il mondo islamico, non è una miriade di fatti sparsi senza radici storiche, sociali e intellettuali, in modo che i nemici o gli analisti superficiali la possano liquidare come un’onda passeggera o casuale e spegnere il lume della speranza nei cuori dei popoli con analisi deviate ed ostili.
Io in questo discorso fraterno voglio soffermarmi su tre punti fondamentali:

1. uno sguardo breve all’identità di queste rivoluzioni e sollevamenti.
2. un esame delle sfide e dei pericoli che minacciano queste rivoluzioni.
3. Suggerire alcune soluzioni per superare le sfide e prevenire i pericoli.
[…]
L’obbiettivo finale deve essere la Ummah islamica unita e la formazione della civiltà islamica moderna, basata sulla religione, l’intelletto, la scienza e le virtù morali. La liberazione della Palestina dalle grinfie dei sionisti è l’altro grande obbiettivo. I paesi dei Balcani e del Caucaso e dell’Asia Occidentali si sono salvati dall’Unione Sovietica dopo 80 anni; ed allora pure la Palestina potrebbe liberarsi dopo 70 anni dalla prigionia dei sionisti!
L’attuale generazione dei paesi islamici ha questa capacità e può riuscire in queste grandi imprese. La generazione odierna è motivo di gloria per quelle passate. Credete nella nuova generazione, risvegliate in questa la capacità di credere in sé ed aiutatela con le esperienze degli anziani.
Devo ora ricordare due concetti importanti e pertinenti:
Primo: i popoli che si sono liberati con le rivoluzioni vogliono essere partecipi nella determinazione del loro futuro e vogliono eleggere i loro rappresentanti, e visto che sono musulmani, credono necessariamente nella “democrazia islamica”; in altre parole i governi vengono scelti dalla gente e i principi dominanti della società sono quelli basati sulla shariah islamica. Ciò può realizzarsi nei diversi paesi in modalità differenti a seconda delle condizioni particolari di ogni nazione, ma bisogna stare molto attenti alla democrazia liberale occidentale. La democrazia laica e le altre forme anti-religiose o secolari non hanno nulla a che vedere con la democrazia islamica, che s’impegna a rispettare i valori e le linee principali degli insegnamenti islamici.
Il secondo concetto è che l’islamismo non deve essere confuso con l’estremismo e l’esagerazione. Tra questi due il limite deve essere ben chiaro. Gli estremismi religiosi che di solito sono accompagnati dalla violenza, sono un segnale di mancato progresso e di allontanamento dagli obbiettivi della rivoluzione, e ciò potrebbe allontanare la gente dalle leadership rivoluzionarie e causare la sconfitta delle rivoluzioni.
Riassumo: parlare di Risveglio Islamico non significa parlare di un concetto vago e ambiguo e senza un significato particolare; significa indicare un preciso e determinato fenomeno reale che può essere sentito, che ha riempito l’atmosfera della regione, ha creato grandi cambiamenti ed ha fatto crollare pericolose pedine nemiche. Nonostante ciò, la scena è fluida e sono possibili sviluppi di qualunque genere.”

È chiaro che prima o poi dovremo cambiare radicalmente la visione che abbiamo dell’Oriente, non possiamo fondare più la nostra cultura sulle basi di colonialismo materiale e di pensiero, così come dobbiamo imparare a proteggere i nostri modelli culturali e di libertà. Il potere non è più solo bipolare e nuove realtà di potere hanno spostato la centralità del mondo verso nuove lidi. Non possiamo più avere una pretesa superiorità basata solo sulla messa a disposizione di una tecnologia delle masse, ma nella concreta possibilità di costruire il mondo nuovo attraverso il dialogo e la tolleranza, parole a mio parere sono in disuso. L’attuale sfida del nuovo terrorismo internazionale che sta minando alla nostra democrazia ci deve far cambiare rotta e posizionarci sulla necessità di costruire un unico fronte per evitare che le nuove frontiere del fondamentalismo intacchino i nostri principi di libertà, secondo il nostro modello di vita e contemporaneamente nel rispetto di modelli, che come possiamo vedere sono completamente diversi dai nostri. La parola che deve dominare davanti ad ogni stretta di mano si chiama rispetto e visto che non siamo in grado di esigerlo a casa nostra ancor meno forse siamo disposti a darlo; oggi siamo ancora in tempo, domani già potrebbe essere troppo tardi.

alessandra.mulas@gmail.com