Cyber vs Oil & Gas

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Uno dei più grandi produttori di gas naturale, la qatarina RasGas di proprietà statale (il Qatar è il più grande produttore al mondo di gpl), è stata danneggiata pesantemente da un attacco informatico ai suoi apparati.

L’attacco contro la RasGas è avvenuto subito dopo quello che ha colpito, il 15 agosto, la Saudi Aramco, il più grande produttore di petrolio (12% della produzione mondiale). L’Aramco ha già fatto sapere di aver riparato i sistemi interni (30mila computer bloccati). Non ostante le rassicurazioni saudite, gli uffici corrispondenti negli Usa e a Ginevra ancora oggi comunicano con telex e fax perché il sistema di posta elettronica è ancora “out of service”, cioè non operativo. Un salto indietro nel tempo di oltre 20 anni  nelle comunicazioni; da canto suo l’Aramco ha fatto sapere che aver sua sponte disabilitato alcuni servizi per motivi di sicurezza. Questi inusuali attacchi stanno preoccupando molto gli operatori del settore e le cancellerie occidentali, proprio perché si tratta dei primi assalti riconosciuti a società legate al settore energetico medioorientale.  Gli attacchi si sono registrati proprio quando il prezzo del petrolio ha toccato i 100 dollari al barile, costringendo il Gruppo dei sette ministri delle finanze occidentali a lanciare l’appello ai Paesi produttori ad alzare la produzione per evitare una dolorosa frenata alla ripresa economica. 

Occorre aggiungere che gli attacchi cyber in Medio Oriente sono cresciuti nell’ultimo periodo, soprattutto durante e dopo la primavera araba. Così come l’Iran, nel contempo, ha accusato gli Usa e Israele di aver scatenato contro i suoi impianti nucleari Stuxnet e Flame, virus informatici che anno creato non poche difficoltà al programma nucleare di Teheran. che agli inizi di quest’anno aveva già denunciato attacchi contro le proprie compagnie petrolifere. L’attacco alla saudita Aramco è stato rivendicato da un gruppo definitosi la “Tagliente spada della giustizia” che intendeva colpire il regime saudita che appoggia l’occidente e che non fa nulla per i musulmani che soffrono in Siria, Libano, Yemen, Libano ed Egitto