USA, la crisi economica non è alle spalle

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In attesa del report del Dipartimento per il commercio statunitense l’Agenzia Bloomberg ha cercato di anticipare i dati economici USA interpellando 66 economisti che vedono grigio nel futuro del grande gigante malato. 

 

Aumenta fino a toccare l’1,8% il Pil statunitense contro l’1,3% dello scorso trimestre, aumentano i consumi che sfiorano il 2,1% anno su anno, migliora il mercato immobiliare che dà così più fiducia ai consumatori, non solo le imprese stanno investendo sul rinnovo dei macchinari e impianti per paura di finire sotto la spada di damocle delle tasse. Il tutto in attesa della Fed, che si riunisce questa settimana, che già da agosto ha promesso di intervenire per consolidare la crescita e contribuire a ridurre la disoccupazione.
In questo momento secondo gli analisti gli USA sono in modalità recupero, a tirare il carro dell’economia sono i consumi, quelli dei beni tecnologici e i discount, la Target Corp. (TGT), seconda catena di discount per volumi d’affari degli Stati Uniti ha superato tutte le previsioni economiche degli analisti. Bene anche il settore auto che ha visto per la prima volta dal 2008 aumentare il numero dei veicolo immatricolati: 14,9 milioni nel mese di settembre. Migliorano anche i dati sull’occupazione anche se di poco: 0,3%. Decisamente male l’export e la produzione.
Gli analisti hanno dunque molte attese sui promessi interventi della FED. Auspicano un open-ended quantitative easing program, ovvero che vengano ancora una volta sollecitate operazioni, una volta definite occasionali, di politica monetaria da parte del governo che interviene aumentando l’offerta di moneta con l’acquisto di titoli di Stato o altri titoli dal mercato. “Allentamento quantitativo” aumenta sostanzialmente l’offerta di moneta nel tentativo di favorire il prestito e aumentando liquidità.
Ma questo genere di interventi si è già riscontrato ha pochi effetti positivi nel breve termine: aggiungere moneta circolante, svalutare il dollaro e quindi ridurre il debito verso terzi, ma aumenta il debito pubblico americano che già oggi sfora il 400% e non serve da solo a far ripartire l’economia. A riprova di ciò c’è il fatto che nonostante le attese per le scelte della Fed gli analisti economici delle grandi aziende statunitensi definiscono il futuro come : “oscuro”. Un termine che da solo sintetizza gli umori della parte produttiva americana e dei cittadini nella morsa della crisi economica dal 2007-8, non solo le grandi riforme non ci sono state e nel breve termine non si può contare sulle economie emergenti anch’esse in stallo. Una sola certezza c’è al momento. I derivati che hanno creato la bolla economica sono ancora tutti nelle pance delle banche.