CORONAVIRUS. Perché l’OMS non la chiama Pandemia

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Vista l’ondata di coronavirus in Cina, Italia, Iran, Corea del Sud, Stati Uniti e altrove, molti scienziati dicono che è chiaro che il mondo è in preda a una pandemia, una grave epidemia globale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha finora resistito a descrivere la crisi come tale, dicendo che la parola “pandemia” potrebbe spaventare ulteriormente il mondo e portare alcuni Paesi a perdere la speranza di contenere il virus.

«Se non siamo convinti che sia incontrollabile, perché dovremmo chiamarla pandemia?», ha detto il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus. L’agenzia sanitaria delle Nazioni Unite ha precedentemente descritto una pandemia come una situazione in cui un nuovo virus sta causando «epidemie sostenute a livello comunitario» in almeno due regioni del mondo.

Molti esperti dicono che questa soglia è stata raggiunta da tempo: il virus che è stato identificato per la prima volta in Cina si sta ora diffondendo liberamente in quattro regioni, ha raggiunto tutti i continenti tranne l’Antartide, e il suo avanzamento sembra inevitabile. La malattia è riuscita a prendere piede e a moltiplicarsi rapidamente anche in Paesi con sistemi sanitari pubblici relativamente forti. Il 6 marzo, il virus ha infettato più di centomila persone in tutto il mondo, molto di più di quelle ammalate di Sars, Mers o Ebola negli ultimi anni, riporta Ap.

Gli esperti riconoscono che dichiarare una pandemia è politicamente difficile perché può innervosire i mercati, portare a restrizioni commerciali e di viaggio più drastiche e stigmatizzare le persone provenienti dalle regioni colpite. L’Oms è stata precedentemente criticata per aver etichettato l’epidemia di influenza suina del 2009 come pandemia. Ma gli esperti hanno detto che definire questa crisi una pandemia potrebbe anche stimolare i paesi a prepararsi per l’eventuale arrivo del virus. L’Oms ha già dichiarato il virus una “emergenza sanitaria globale” alla fine di gennaio, mettendo in guardia i paesi e le organizzazioni umanitarie ed emanando un’ampia serie di raccomandazioni per frenare la sua diffusione. Anche nei paesi che si sono mossi rapidamente per chiudere i loro collegamenti con la Cina, Covid19 è riuscito ad introdursi di nascosto. Nel giro di poche settimane, i governi in Italia, Iran e Corea del Sud sono passati dal segnalare singoli nuovi casi a centinaia.

Con oltre 3.800 casi, l’Italia è l’epicentro dell’epidemia in Europa e ha chiuso le scuole, ha chiuso gli stadi ai tifosi e ha esortato gli anziani a non uscire se non in caso di assoluta necessità. Ma ha comunque esportato casi del virus in almeno 10 Paesi, tra cui Austria, Repubblica Ceca, Spagna, Sudafrica e Nigeria.

Se per l’Oms, una pandemia è «una situazione unica in cui tutti i cittadini del pianeta saranno probabilmente esposti a un virus entro un periodo di tempo definito». I centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie definiscono una pandemia come «un’epidemia che si è diffusa in diversi paesi o continenti, colpendo di solito un gran numero di persone».

Tommaso dal Passo