COREA DEL NORD. Pechino fa alzare i suoi caccia durante le esercitazioni statunitensi 

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La Cina ha preso di mira Donald Trump e gli Stati Uniti per aver perso un’occasione vitale per fermare l’escalation verso la guerra nucleare con la Corea del Nord, mentre ha dato il via alle proprie esercitazioni. Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha detto che era “deplorevole” che gli Stati Uniti e la Corea del Sud non avessero «colto la finestra di opportunità» per raffreddare le tensioni con Kim Jong-un durante due mesi di relativa calma, prima dell’ultimo attacco missilistico del Nord.

Gli Stati Uniti il 4 dicembre hanno dato il via a grandi esercitazioni congiunte con la Corea del Sud, nonostante gli avvertimenti di Pyongyang che, con questo fatto, avrebbe spinto la penisola coreana sull’«orlo della guerra nucleare». Temendo il conflitto, l’Aeronautica Militare cinese ha inviato i suoi aerei di sorveglianza nel Mar Giallo e nel Mar Cinese Orientale per «migliorare la prontezza al combattimento e salvaguardare gli interessi strategici del paese», ha rivelato il blog dell’aeronautica militare cinese.

I velivoli da early warning cinesi sono in regioni in cui non avevano mai operato in precedenza, e sono in coordinazione con jet da caccia, e le forze missilistiche .

Il 4 dicembre sono stati schierati sei caccia stealth F-22 Raptor tra gli oltre 230 aerei che prendono parte alla esercitazione annuale Vigilant Ace.

Il Comitato della Corea del Nord per la riunificazione del Paese ha definito il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump un «folle» il 3 dicembre, dicendo che le esercitazioni avrebbero «spinto la già acuta situazione sulla penisola coreana sull’orlo della guerra nucleare», riporta Kcna.

Il ministro cinese ha detto che «La Cina si è sempre opposta a qualsiasi comportamento che provocasse forti tensioni (…) le misure che non rispettano o sono al di fuori delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’Onu non trovano fondamento nel diritto internazionale e danneggiano i diritti dei membri delle Nazioni Unite».

Antonio Albanese