COREA DEL NORD. ONU: è scattata da tempo la trappola della povertà e della repressione sociale

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«I cittadini della Repubblica Democratica Popolare di Corea, Rpdc, sono intrappolati in un circolo vizioso, in cui l’incapacità dello Stato di provvedere alle necessità di base della vita li costringe a rivolgersi a mercati rudimentali, dove, secondo un nuovo rapporto dell’Onu sui diritti umani, devono affrontare una serie di violazioni dei diritti umani in un contesto giuridico incerto», riporta un comunicato Onu.

Lo studio, The Price is rights, uscito il 28 maggio e pubblicato dall’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani, evidenzia come il sistema di distribuzione pubblica nella  Corea del Nord sia stato spezzato per oltre due decenni e come, mentre la gente cerca di guadagnarsi da vivere in un’economia parallela legalmente precaria, sia esposta ad arresti, detenzioni ed estorsioni. Sulla base di 214 interviste e racconti nel 2017 e nel 2018, lo studio descrive come i diritti più fondamentali della gente comune nella Rdpc siano ampiamente violati a causa della cattiva gestione economica e della corruzione.

Dal crollo economico degli anni Novanta, le persone non sono state in grado di sopravvivere attraverso un modello statale di pianificazione e distribuzione economica centralizzata, che include posti di lavoro assegnati dallo Stato e la distribuzione di cibo, vestiti e altri beni. Di conseguenza, lavorare nel mercato alternativo è diventato un mezzo essenziale per la sopravvivenza per non morire di fame.

Tuttavia, chiunque entra nel mercato alternativo rischia arresto e detenzione. Questa situazione porta invariabilmente ad una serie di altre gravi violazioni dei diritti umani, dovute all’assenza di uno stato di diritto e di garanzie processuali. Le persone subiscono spesso trattamenti disumani e degradanti durante la detenzione e sono talvolta sottoposte a tortura durante gli interrogatori.

L’intero sistema si basa sulla pratica informale ma pervasiva di corrompere funzionari statali che sono in grado di consentire alle persone di eludere i requisiti e le normative statali per lavorare nel settore privato ed evitare l’arresto. La costante minaccia di arresti e procedimenti giudiziari fornisce ai funzionari statali un potente mezzo per estorcere denaro e altri favori a persone disperate per evitare la detenzione in condizioni disumane, si legge nel rapporto. Inoltre, anche le condizioni di vita e il trattamento dei detenuti possono dipendere dal pagamento di tangenti.

Il rapporto Onu sottolinea come Pyongyang non abbia adempiuto agli obblighi previsti dal diritto internazionale in materia di diritti umani per garantire il diritto dei suoi cittadini a un adeguato tenore di vita. Non ha cercato di modificare un sistema pubblico fallito, né ha contribuito a creare un settore privato funzionale e legale per alleviare l’indigenza economica di gran parte della popolazione. Nel contempo, ingenti risorse continuano ad essere destinate alle spese militari. Il paese mantiene uno dei più grandi eserciti permanenti del mondo, che rappresenta il più alto rapporto tra il personale militare e la popolazione in generale.  Ciò ha portato anche alla rimozione di oltre un milione di giovani dal posto di lavoro. 

Secondo l’Onu, nel 2019 circa 10,9 milioni di persone (oltre il 43 per cento della popolazione totale) sono denutrite e soffrono di insicurezza alimentare. Quasi 10 milioni di persone non hanno accesso ad acqua potabile sicura e il 16 per cento della popolazione non ha accesso alle strutture sanitarie di base, aumentando il rischio di malattie e malnutrizione. Le persone che vivono nelle province nord-orientali e rurali soffrono maggiormente per la mancanza di servizi di base, e il Global Hunger Index del 2018 ha classificato il livello di fame nel paese come “grave” e “al limite dell’allarme”. Il rapporto raccomanda riforme drastiche, compresa la revisione del codice penale e di altre leggi pertinenti per porre fine ai procedimenti giudiziari per essersi impegnati in attività di mercato legittime e per rispettare il diritto alla libertà di movimento all’interno del paese e oltre i suoi confini.  La relazione sottolinea che, alla base di tali modifiche legislative, vi è l’imperativo di stabilire lo Stato di diritto, con la garanzia del diritto a un processo equo e a un processo equo. 

Lucia Giannini