COREA DEL NORD. Lo sviluppo nordcoreano passa attraverso le infrastrutture

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Il piano di sviluppo per la Corea del Nord dovrebbe concentrarsi sulla “connettività infrastrutturale” per collegare il paese, oggi isolato dalla regione circostante del Nord-est asiatico, fornendo al tempo stesso corridoi di sviluppo all’interno della nazione. Occorre ricordare che, insieme all’Europa occidentale e all’America del Nord, il Nord est asiatico è una delle tre principali zone di attività economica del mondo.

La proposta di sviluppo arriva dal Giappone, precisamente dall’Asian Development Bank Institute di Tokyo, durante un seminario dal titolo North Korea – the ‘Next Big Thing’ for the East Asian Economy, ripreso da Asia Times. L’idea nipponica sullo sviluppo nordcoreano ricalca la proposta contenuta fatta da Moon Jae in a Kim Jong un attraverso una chiave usb durante il vertice di aprile. 

Secondo gli esperti della banca giapponese Pyongyang è più sviluppata di quanto fosse Pechino all’inizio degli anni Novanta ed è probabile che entro 20-25 anni la Corea del Nord raggiungerà l’attuale livello della Cina. Lo sviluppo della Corea del Nord dovrebbe essere incentrato sulla “connettività delle infrastrutture”; cioè costruire autostrade e ferrovie nella Corea del Nord e collegarle alla Corea del Sud e alla Cina.

Oltre ad aumentare le importazioni e le esportazioni della Corea del Nord, simili infrastrutture condurranno allo sviluppo economico; a queste andrebbe puoi accompagnata la costituzione di imprese, alberghi, ristoranti e simili luoghi economici lungo i corridoi delle infrastrutture, in tal modo si avrebbe come conseguenza una effettiva ricaduta economica.

Il gettito fiscale che ne deriverebbe, unito ai diritti di utenza, dovrebbe garantire il pagamento dei prestiti per le infrastrutture concessi al governo nordcoreano. Non è chiaro ancora come la Corea del Nord svilupperà un sistema fiscale locale e nazionale per gestire il gettito fiscale; attualmente, infatti, la Corea del Nord non ha un sistema fiscale nazionale.

Il flusso di denaro per le infrastrutture deriverebbe da prestiti esterni sia pubblici che privati, piuttosto che da sovvenzioni con periodi di ammortamento di 15-20 anni. Nell’idea dovrebbe essere garantita la stabilità politica per consentire proprio lo sviluppo economico.

Antonio Albanese