COREA DEL NORD. L’esercito è pronto a distruggere Washington

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Ri Myong Su, capo di Stato maggiore del Kpa, al centro dello scambio di accuse e di offese tra Kim Jong Un e Donald Trump, ha riunito gli uffici della Difesa nordcoreana a Pyongyang per un incontro in cui tutti hanno giurato di distruggere gli Usa.

Il discorso, uscito sulle colonne del Rodong Sinmun, getta luce sullo spirito che sta animando le forze armate nord coreane in questo momento delicato.

Aldilà della retorica di regime, le forze armate nordcoreane sono pronte ad eseguire gli ordini della Guida suprema e a vaporizzare quello che ritengono il nemico principale del paese, gli Usa di Trump.

«L’epoca attuale dimostra ancora una volta chiaramente che non ci possono essere né giustizia, indipendenza e pace su questa terra, né la riunificazione della Corea, il desiderio caro della nazione coreana, con un uomo squilibrato come Trump (…) Il Kpa, che considera sacra la missione di difendere il leader, il paese e la rivoluzione, non resterà mai uno spettatore passivo della provocazione frenetica degli imperialisti statunitensi che cercano di distruggere la Rpdc (…) Il nostro attacco, preparato per la battaglia finale (…) sarà la guerra di rappresaglia più severa e terribile (…) fino a quando non li cancelleremo definitivamente (…)  e  per sempre.

Ora che Trump, il capo degli imperialisti statunitensi, ha osato fare la più feroce dichiarazione di guerra mai conosciuta nella storia, mentre proferiva parole belligeranti senza precedenti tese a “distruggere totalmente” la Rpdc, il Kpa gliela farà pagare caro con il più duro contrattacco della storia (…) Il mondo vedrà chiaramente come gli Stati Uniti con Trump, una canaglia che gioca con il fuoco e capo dei gangster, faranno una tragica fine».

La sintonia politico-militare che traspare rende più sinistro l’annuncio nordcoreano all’Onu dell’imminenza del lancio dei missili sugli Usa, e più realistico il concetto espresso da Sergej Lavrov sulla impossibilità di un attacco Usa su Pyongyang, perché questa può effettuare una rappresaglia nucleare e in ultimo, più sincere le preoccupazioni di Pechino sulla gestione di un conflitto di vasta portata alle sue porte che rischia di mettere in crisi l’ambizioso progetto della Nuova Via della Seta. 

Il fraseggio, molto provocatorio e poco diplomatico, per non dire apolitico, udito all’Onu, da parte dei principali attori di questa storia, ha innescato un’accelerazione agli eventi che rischia di portarci a vivere giorni non felici.

Antonio Albanese