COREA DEL NORD. L’affilata ”spada nucleare” di Pyongyang minaccia Trump e i suoi “vassalli”

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Mentre si scatenano le reazioni al nuovo lancio di un Icbm sul Giappone da parte di Pyongyang, la Corea del Nord “affila la sua spada nucleare”. Così titola un editoriale di sfida del Rodong Sinmun uscito dopo il lancio: «Gli Stati Uniti e le sue forze vassalle sono sempre più sconvolte a causa della potenza dimostrata della Rpdc che sta attuando la sua linea dura. La Repubblica Popolare di Corea non mostra misericordia, mettendo al suo posto chi la offende con poche testate nucleari per liberare il paese dalla minaccia nucleare.

Sconvolta dalla nostra linea più dura, gli Usa hanno parlato non solo di misure militari, ma anche di “insediamento diplomatico”.

Trump, che ha detto di non “escludere la guerra”, improvvisamente aveva detto che avrebbe preso in considerazione “i negoziati con il Nord” e che non c’è nessuno più di lui che vuole una soluzione  pacifica (…)

Non è altro che una continuazione dell’obiettivo di soffocare la Rpdc con parole di “dialogo”, “negoziati” e “insediamento diplomatico” in modo da sfuggire alla punizione spietata dalla Rpdc.

Questo tentativo sciocco non funziona.

Se gli Stati Uniti persistono in decisioni sconsiderate dalle sanzioni alla pressione, alla fine andranno incontro a un destino miserabile.

Fintanto che gli Stati Uniti e le sue forze vassalle insistono in simili azioni e nel loro imperialismo, causa principale delle ingiustizie e dei mali, la Repubblica Popolare di Corea rafforzerà ulteriormente la propria spada nucleare per difendere l’indipendenza e la giustizia».

Dopo il lancio sul Giappone, Donald Trump, ha ribadito alla Corea del Nord che «tutte le opzioni sono sul tavolo». Trump ha detto che il lancio del 29 agosto ha segnalato il «disprezzo (di Pyongyang, ndr) per i suoi vicini, per tutti i membri delle Nazioni Unite e per standard minimi di comportamento internazionale accettabile (…)

Le azioni minacciose e destabilizzanti approfondiscono l’isolamento del regime» nordcoreano.

Tuttavia, anche adesso, un attacco militare statunitense contro la Corea del Nord è considerato estremamente improbabile. 

Infatti resterebbe sempre il problema della gestione del conflitto e del periodo successivo. Va ricordato che la Corea del Nord ha l’esercito più grande del mondo e un arsenale di armi convenzionali che possono facilmente raggiungere e colpire la capitale sudcoreana, Seoul, e la sua area metropolitana di circa 25 milioni di abitanti.

Per ora vale il «We’ll see. We’ll see» che Trump ha pronunciato mentre saliva sull’elicottero che lo portava Texas per rendersi conto di persona dei danni dell’uragano Hughes. 

Antonio Albanese