COREA DEL NORD. La surreale spy story sulla morte di Kim Jong Nam

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La polizia malese ha arrestato un quart sospetto il 17 febbraio nelle sue indagini sulla morte di Kim Jong Nam, fratellastro del leader nordcoreano Kim Jong Un.

Secondo il comunicato stampa della polizia, il 47enne nordcoreano aveva con sé un documento che lo identifica con il nome Ri Jong Chol, secondo Channel News Asia.

Il quotidiano malese The Star riportava che il sospettato è stato arrestato dopo che la polizia ha fatto irruzione un condominio a Jalan Kuchai Lama, grazie a una soffiata. C’erano già stati tre arresti: una donna con passaporto vietnamita identificata come Doan Thi Huong, un’indonesiana Siti Aisyah, e il suo ragazzo malese Muhammad Farid Jalaluddin. Il giallo sulla morte del primo figlio di Kim Jong-Il quindi assume sempre più i contorni di una tragedia svedese.

Rivediamone i diversi passaggi:

13 febbraio 2017
Un corpulento 46enne Kim Jong Nam sta camminando verso le partenze internazionali dell’aeroporto di Kuala Lumpur poco dopo le 8, quando due donne lo colpiscono, secondo la polizia malese. Una delle donne avrebbe distratto Kim, mentre l’altra gli avrebbe spruzzato un liquido, gli avrebbe schiacciato addosso un panno imbevuto di una sostanza chimica. Jong Nam ha cercato subito aiuto presso l’help desk dell’aeroporto, dicendo che gli girava la testa. Secondo il China Press, le sue ultime parole sono state: «Fa molto male, molto male, mi è stato spruzzato un liquido». È stato portato in un posto medico aeroportuale. Un’ambulanza è stata chiamata per portarlo all’ospedale Putrajaya, lungo il trasporto è deceduto.

14 febbraio 2017
I media sudcoreani hanno dato la notizia per primi citando fonti di intelligence. I primi rapporti di polizia riportano che sia sia stato attaccato con aghi velenosi o spruzzato con un liquido sconosciuto. I funzionari malesi possono solo confermare che un coreano, in possesso di documenti di viaggio sotto il nome di Kim Chol, è morto sulla strada per ospedale.

15 febbraio 2017
Il ministero unificazione di Seoul ha detto di esser sicuro che “l’uomo assassinato” era Kim Jong Nam, ricordando che la Corea del Nord aveva intenzione di ucciderlo da cinque anni. La polizia malese ha annunciato l’arresto di una donna in possesso di un passaporto vietnamita riconosciuta dai filmati come una dei presunti aggressori. Si tratta della 28enne Doan Thi Huong.

16 febbraio 2017
Il vice Primo Ministro della Malesia ha confermato tre giorni dopo che in nordcoreano morto era Kim Jong Nam. Il vice primo ministro Ahmad Zahid Hamidi ha dichiarato alla stampa che il fratellastro di Kim Jong-un viaggiava con un passaporto con il nome di “Kim Chol”. Nello stesso giorno un indonesiana di nome Siti Aisyah, 25 anni, è stata arrestata. Il suo ragazzo, il malese Muhammad Farid Jalaluddin, 26 anni, è stato prelevato dalla polizia.

17 febbraio 2017
Le autorità malesi hanno detto di non poter dare ai familiari il corpo di Kim Jong Nam fino a che la sua famiglia non dia un campione di Dna per il riconoscimento.
L’inviato della Corea del Nord in Malesia viene riconosciuto nei pressi dell’Ospedale di Kuala Lumpur mentre cerca di entrare nell’Istituto Nazionale di Medicina Legale dove è conservato il corpo di Kim Jong Nam. Legge una dichiarazione accusando la Malesia di voler “forzare” un’autopsia sul corpo e affermando di essere in “collusione con forze ostili” rifiutando le richieste per consegnare il corpo. In risposta, il capo della polizia della Malesia ha detto: «In Malesia, tutti devono rispettare le nostre regole e regolamenti … inclusa la Corea del Nord».

18 febbraio 2017
Un quarto sospetto, un nordcoreano identificato come Ri Jong Chol, viene arrestato per la morte di Kim. Nelle indagini erede fuori la surreale ipotesi che anche gli assassini siano stati ingannati e manovrati facendogli credere che fossero stati ingaggiati come attori di un reality.

Antonio Albanese