COREA DEL NORD. Il carbone resta nei porti e Mosca si offre per i colloqui

374

Nampho e altri importanti porti nordcoreani, che gestiscono il carbone per le esportazioni nordcoreane, sembrano essere inattivi.

Secondo Yonhap, si tratta di un effetto delle sanzioni che bloccano l’export di carbone di Pyongyang.

Le immagini satellitari dei tre porti nord-coreani occidentali, Nampho, Daean e Songlim, mostrano che nel corso dell’ultimo anno i cumuli di carbone nei porti sono in esaurimento, mentre ci sono state poche navi in partenza e in arrivo nei porti. Al porto di Nampho, inoltre, secondo VoA, solo tre navi sono state viste in partenza l’anno scorso; da marzo, tuttavia, il numero di navi ormeggiate in porto è nettamente diminuito. Le immagini satellitari che coinvolgono i porti di Daean e Songlim, da cui il carbone nordcoreano viene esportato in Cina, mostra i cumuli di carbone che si sono quasi esauriti.

Secondo VoA, poi, il restringimento dell’export ha subito un forte colpo a partire dal 30 novembre 2016, quando il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato la Risoluzione 2321 sulla scia del quinto test nucleare del Nord nel settembre precedente. La risoluzione fissava dei massimali per gli acquisti di carbone dalla Corea del Nord, una mossa volta a rendere più difficile per Pyongyang incamerare denaro che avrebbe potuto essere usato per i suoi programmi balistico nucleari.

Il porto di Najin, sulla costa nord-orientale della Corea del Nord, vicino al confine con la Russia, aveva però spedito carbone fino all’ottobre di quest’anno. Nel mese di novembre, i cumuli di carbone al porto hanno iniziato a diminuire e le immagini satellitari prese il 6 dicembre mostrano che vi rimane solo una piccola quantità di carbone. La risoluzione delle Nazioni Unite fa eccezione per il carbone russo esportato attraverso il porto di Najin.

La stessa Russia che potrebbe ospitare colloqui tra gli Stati Uniti e la Corea del Nord se a Mosca venisse chiesto di farlo. Lo riporta Ria Novosti che cita fonti degli Esteri di Mosca, il 29 dicembre. «Siamo aperti ai contatti e pronti a fornire un luogo per i colloqui se necessario» ha detto l’ambasciatore russo Oleg Burmistrov; «Siamo pronti a partecipare a tali incontri, se fossimo invitati», ha poi aggiunto.

Antonio Albanese