COREA DEL NORD. “I giornali cinesi sono rettili al servizio di Trump”

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Per la seconda volta da maggio scorso, Pyongyang minaccia la Cina per la sua adesione alle sanzioni Onu. Un lungo editoriale sul Rodong Sinmun si scaglia contro i media di stato cinesi che commentano i fatti recenti del confronto Usa – Rpdc, definendoli impudenti e ignobili. «Alcuni mezzi di comunicazione della Cina stanno gravemente danneggiando la linea politica e il sistema sociale della Rpdc e minacciandola in un momento in cui gli Stati Uniti e le loro forze vassalle hanno raggiunto il loro massimo nell’imporle sanzioni e pressioni per il giusto esercizio del diritto di autodifesa».

L’editoriale fa riferimento al Renmin Ribao, il Quotidiano del Popolo, organo del Partito comunista cinese, e dei quotidiani collegati come Huan Qui Shibao e i siti web People’s Network e Huan Qui Network. Questi media «hanno insultato la Rpdc»,  perché hanno escluso il legittimo possesso dirmi nucleari di Pyongynag e hanno caldeggiato iniziative multilaterali per risolvere la questione nucleare della Corea del Nord. A riguardo delle sanzioni Onu, Pechino ha bloccato le operazioni finanziarie nordcoreane «il loro commento significava che il piccolo paese della Rpdc metteva in pericolo la sua esistenza e la comunità internazionale nel suo complesso per essersi schierato contro “la superpotenza mondiale” con la produzione di armi nucleari, e che non c’ è nulla di cui essere dispiaciuti per la decisione di ridurre l’import alimentare per far sì che la Rpdc (…) giunga a miti consigli(…) Inoltre, i mezzi di informazione hanno apertamente violato la linea politica di altri Stati sovrani (…) Anche se possono essere pretesti per proteggere la loro goffa condizione di essere al traino degli Stati Uniti, non possiamo permettere che la loro audacia ferisca la dignità dello stato e del popolo della Rpdc (…)

Ciò che conta è come può il Quotidiano del Popolo e i media del gruppo parlare a vanvera di “sovranità e indipendenza nel cammino per il progresso sociale” e “peculiare posizione sovrana” principi beffati anche dai twitter di Trump. Se non sono dei viscidi media alle prime armi privi di intuizioni e di una propria visione della politica internazionale, dovrebbero essere ben consapevoli di se stessi prima di commentare gli altri». Si tratta di parole pesantissime, rivolte dalla voce di un partito comunista al governo, quello di Pyongyang, contro quella di un altro partito comunista di governo, quello di Pechino: «Se è l’organo di un partito che si fa artefice del “principio di non ingerenza” all’esterno, può stare con dignità davanti al popolo del mondo solo quando mantiene questo principio».

Per il regime di Kim, quindi, Pechino si è disonorata perché ora segue l’Amministrazione Trump e fa ciò che le viene detto da Washington, addirittura il giornale nordcoreano li definisce “rettili” perché, prendendo ordini da Trump, stanno scavando un solco tra i due pareti e trai due popoli.

Antonio Albanese