COREA DEL NORD. Cresce la “Generazione del Mercato” e i problemi per il regime

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Anche se le autorità nordcoreane stanno spingendo i giovani a lavorare nelle imprese statali, i loro sforzi sono vani per la percezione diffusa di mancanza di vantaggi offerti da questi posti di lavoro.

Lavorare nel mercato è generalmente visto come un modo per ottenere più denaro e un modo più affidabile rispetto alle imprese statali, che spesso non garantiscono un reddito regolare a tutti, e spesso solo di sussistenza. La “generazione del mercato”, composta da coloro che sono riusciti a stabilizzare la loro sussistenza attraverso attività di mercato, ridicolizzano coloro che lavorano per le imprese, riporta Daily Nk.

Il divario generazionale è più evidente nella sfera dell’economia di mercato nordocoreana: i più giovani stanno iniziando ad associare il loro sostentamento con l’imprenditorialità; per i più giovani, spesso, è tutto quello che hanno mai conosciuto.

Le ripercussioni sulla scelta di non lavorare per lo stato, ma di essere “libero imprenditore” nei mercati continuano a diminuire; se fino allo scorso la punizione dei disoccupati era molto grave oggi basta un pacchetto di sigarette o del denaro per evitare controlli e seccature ideologiche della Lega della Gioventù.

Ma la situazione alimentare precaria in alcune regioni del paese ha reso la risposta delle “vittime” più violenta perché i giovani sentono che non hanno nulla da perdere.

«Con il peggioramento della situazione alimentare di quest’anno, la generazione più giovane sta rispondendo in modo più aggressivo, dicendo: “Le autorità non sono mai state utili. Non abbiamo nulla da perdere” e quindi scelgono di fare affari nei mercati, invece di lavorare per le aziende. Tutti sanno che le imprese statali non possono permettersi di assumere persone, quindi è più difficile per le autorità punire tutti i giovani che rifiutano, come hanno fatto in passato», riporta Daily Nk.

Questo dato non è passato inosservato da Kim Jong Un: il leader ha chiesto un “riesame” e una “soluzione” per quanti non si registrano presso i luoghi di lavoro ufficiali. Si tratterebbe di un dato secondo cui il leader nordcoreano è a conoscenza del sentimento tra la “generazione del mercato”, che può portare a insicurezza politica.

Un sondaggio sullo stato attuale del lavoro nella Corea del Nord, fisica d’eta 20-59 anni, condotto dal Korea Development Institute, Kdi, a dicembre 2016, ha concluso che il tasso di disoccupazione della Corea del Nord è un problema serio. Secondo lo studio, il tasso di occupazione complessivo in Corea del Nord, ad eccezione di Pyongyang, è stato «tra il 31% e al massimo il 62%».

Lo studio ha sottolineato che, contrariamente agli annunci ufficiali della Corea del Nord, secondo cui il tasso di disoccupazione è praticamente pari a zero, la situazione economica attuale è diversa dalle cifre ufficiali. La divergenza estrema nella popolazione attiva tra il dato ufficiale e reale è un fenomeno comune in quasi ogni regione nordcoreana.

Tuttavia, la disoccupazione racchiude un significato diverso in Corea del Nord rispetto al resto del mondo, e implica solo che un individuo non è più legato ad un’impresa statale. Questa disoccupazione è stata in gran parte assorbita nella sfera del mercato, che sta guadagnando un maggiore slancio. Il popolo della Corea del Nord si è abituato a badare a se stesso, e la tendenza a preferire il mercato al posto dei lavoro aziendali è aumentata in tandem con il progresso della mercatizzazione.

Antonio Albanese