COLOMBIA. I migranti sudamericani hanno un nuovo nemico: Covid-19

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Gli ordini di restare a casa sono stati emessi da numerosi governi federali e regionali nelle Americhe durante la crisi covid19 in corso, ma molti migranti non hanno un posto sicuro dove andare e si ritrovano invece per strada, bloccati a metà del viaggio o in rifugi o centri di detenzione affollati.

Dal Sud America agli Stati Uniti abbondano le storie di migranti che, oltre alle loro normali battaglie quotidiane per la sopravvivenza, ora affrontano un’ulteriore angoscia dovuta al nuovo coronavirus, che si sta diffondendo rapidamente e che ha spinto i Paesi a chiudere i loro confini e ha portato queste persone a essere ritratte come portatori di malattie, riporta Efe.

Secondo le Nazioni Unite, la Colombia ospita il maggior numero di rifugiati e migranti venezuelani: 1,6 milioni, un terzo dei quasi 5 milioni che sono fuggiti da un paese devastato dalla crisi negli ultimi anni. Secondo le autorità per l’immigrazione, circa il 58 per cento di queste persone è privo di documenti.

Secondo le organizzazioni umanitarie e le associazioni di migranti, gli alberghi e i rifugi di Bogotà hanno buttato per strada decine di famiglie che attualmente non possono permettersi il modesto costo delle loro stanze perché la quarantena covid19 ha congelato l’economia sommersa e il loro lavoro.

Molti dei migranti che richiedono asilo sono “vittime” della politica del governo degli Stati Uniti entrata in vigore nel gennaio 2019, conosciuta come il Protocollo di protezione dei migranti, in base al quale i migranti sono costretti a rimanere in Messico in attesa della conclusione del loro procedimento legale.

Nell’ambito di tale politica, il governo messicano – sotto la pressione degli Stati Uniti, che avevano minacciato di imporre tariffe su tutte le importazioni messicane se il Paese non avesse fermato il movimento verso nord dei migranti, per lo più centroamericani – ha accettato, nel giugno dello scorso anno, di inviare 6.000 membri della neonata Guardia Nazionale al confine tra Messico e Guatemala per prevenire ulteriori migrazioni verso gli Stati Uniti.

Chi riesce a passare illegalmente il confine, viene arrestato e messo in carcere: ad esempio in Texas, Mississippi e Louisiana. La situazione si è fatta ancora più drammatica per queste persone quando il coronavirus ha iniziato a diffondersi negli Stati Uniti.

Maddalena Ingroia