CINA. Pechino rafforza la Cybersecurity

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La Cina sta progettando la creazione di un nuovo organo statale per stringere i controllo su Internet e prevenire gli attacchi informatici di origine stranieri. Secondo quanto riporta il South China Morning Post, la nuova iniziativa farebbe parte dello sforzo politico del presidente Xi Jinping per intensificare il controllo del flusso del cyberspazio e delle informazioni su internet, dopo l’approvazione di una legge sicurezza informatica nel 2016, e una campagna lanciata recentemente contro le reti private virtuali, Vpn, che permettono agli utenti di bypassare gli enti regolatori di internet.

L’Amministrazione del Cyberspazio della Cina ha pubblicato un progetto lo scorso fine settimana in cui si spiega che la nuova Commissione valuterà quali prodotti – come i server – o hardware, sono suscettibili di essere hackerati da forze esterne.

Il Dipartimento di Pechino ha detto che gli uffici governativi devono acquistare solo i prodotti o i servizi approvati da questa commissione, in linea con le raccomandazioni ufficiali precedenti. Si tratta di una regola che ha scatenato molte critiche da parte delle società estere, che l’hanno definita discriminatoria.

Con l’approvazione della legge sulla sicurezza informatica cinese nel novembre del 2016, Pechino ha portato a un livello superiore il controllo sul flusso di informazioni della rete, anche tra le imprese, nel tentativo di garantire la sicurezza nazionale.

Questo innalzamento ha portato ad una forte diffusione delle proteste da parte di lobby e di organizzazioni per i diritti umani.

Gli articoli più controversi della legge riguardano la conservazione e la riservatezza dei dati, con «gli operatori delle infrastrutture critiche informatizzate» che devono custodire i dati aziendali importanti all’interno della Cina, e di sottoporsi a una valutazione obbligatoria della sicurezza se lo desiderano, se intendessero trasferire tali dati al di fuori della Repubblica popolare cinese.

Se le aziende interpretano la decisione del governo come una battuta d’arresto per l’innovazione e non un miglioramento per la sicurezza, i gruppi per i diritti umani la considerano una misura da parte del regime comunista per limitare ulteriormente le libertà dei cittadini.

Lucia Giannini