CINA. L’esercito non interferisce nella gestione di Hong Kong

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Il leader di Hong Kong Carrie Lam ha ribadito che la legge sull’estradizione che ha scatenato la più grande crisi della città negli ultimi decenni è lettera morta, ma l’opposizione l’ha accusata di giocare con le parole.

Il disegno di legge, che avrebbe permesso ai cittadini di Hong Kong di essere inviati nella Cina continentale per essere processati nei tribunali controllati dal Partito Comunista, ha scatenato enormi e violente proteste di piazza scatenando la reazione della polizia.

«Ci sono ancora dei dubbi sulla sincerità del governo  (…) Quindi, ripeto, qui non c’è un piano del genere, il disegno di legge è morto» ha detto Lam. Il lavoro del governo sulla legge è stato un «fallimento totale», ha detto. Gli studenti universitari che sono stati l’anima delle proteste hanno criticato le parole di di Lam: «Quello che vogliamo è il ritiro completo del disegno di legge. Lam sta facendo giochi di parole», ha detto Chan Wai Lam William, capo dell’Unione studentesca dell’Università cinese di Hong Kong, riporta Reuters.

I manifestanti hanno anche chiesto a Lam di dimettersi da amministratore di Hong Kong, per dare vita ad un’indagine indipendente sulle azioni della polizia contro i manifestanti, e per eliminare l’accusa di rivolta fatta ai manifestanti dal governo.

«Non è semplice dimettersi, e io stessa ho ancora la passione e l’impegno di servire la gente di Hong Kong (…) Spero che la società di Hong Kong possa dare a me e al mio team l’opportunità e lo spazio per permetterci di utilizzare il nostro nuovo stile di governance per rispondere alla domanda della gente nell’economia e nei mezzi di sussistenza» ha detto Lam.

Pechino ha definito le proteste una “sfida aperta” al modello “un paese, due sistemi” in base al quale Hong Kong è governata.

Il comandante militare cinese responsabile di Hong Kong ha però assicurato a un funzionario del Pentagono che le truppe cinesi non avrebbero interferito negli affari della città; un segnale evidente che i soldati rimarranno nelle loro caserme di fronte a nuovi sconvolgimenti politici. Il generale Chen Daoxiang lo avrebbe confermato agli inizi di giugno a David Helvey, assistente segretario alla Difesa per gli affari di sicurezza indopacifica.

Helvey ha incontrato Chen in un incontro informale presso il comando dell’Esercito popolare di Hong Kong il 13 giugno. «Il maggiore generale Chen ha chiarito fin dall’inizio che il Pla non avrebbe violato il principio di non ingerenza negli affari di Hong Kong», ha riferito a Reuters una fonte addentro all’incontro.

L’esercito cinese al momento non ha piani per il suo coinvolgimento negli affari di Hong Kong.

Antonio Albanese