CINA. La produzione di beni scappa dalla Cina e vola in Vietnam

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Le tariffe imposte sulle importazioni cinesi del presidente Usa Donald Trump hanno centrato l’obiettivo: spingere la produzione fuori dalla Cina, ma non verso gli Stati Uniti.

Stando a Scmp, dopo meno di un mese che l’Amministrazione Trump ha colpito 200 miliardi di dollari di importazioni cinesi con una tariffa del 10%, il principale produttore di mobili di Hong Kong Man Wah Holdings si sta espandendo fuori Ho Chi Minh City in Vietnam. A giugno la Man Wah Holdings, i cui prodotti sono assai diffusi negli Usa, ha acquistato una delle più grandi fabbriche di mobili del Vietnam.

Società di consulenza vietnamite hanno portato circa 40 imprese cinesi al mese in Vietnam in oltre 50 zone industriali del paese, perché se «alcune aziende possono assorbire una tariffa del 10 per cento, una tariffa del 25 per cento divorerebbe il loro profitto (….) Dovrebbero delocalizzare e chiudere le loro fabbriche in Cina».

Anche se il dazio sulle importazioni è di fatto pagato dalle società statunitensi, i costi aggiuntivi sono di solito trasferiti direttamente ai clienti. Di conseguenza, molti considerano le tariffe come imposte sui consumatori piuttosto che come un deterrente all’importazione di merci straniere.

I produttori di beni comuni americani stanno spostando la produzione in Vietnam e in altri paesi dove non si applicano le tariffe di Trump sulla Cina. Anche se Trump e Xi Jinping si incontrassero al G20 per discutere delle tensioni commerciali, le aziende negli Stati Uniti e in Cina non intendono aspettare.

Le aziende con migliaia di fabbriche in Cina si stanno trasferendo fuori dal paese, fatto che sembra l’unica soluzione pratica per evitare perdite dovute a tariffe più alte che potrebbero essere in vigore in poco più di un mese.

Uno studio della Koch Industries, pubblicato questa settimana, prevede che, nel 2030, l’economia statunitense si sarebbe contratta di 0,7 punti percentuali e l’economia cinese sarebbe crollata di 2,25 punti percentuali, poiché le aziende hanno spostato la produzione per evitare le tariffe. 

Graziella Giangiulio