CINA. La desertificazione è alle porte

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La guerra commerciale della Cina con gli Stati Uniti sta monopolizzando l’attenzione economica internazionale; ma Pechino deve affrontare con molta probabilità una minaccia più grande: una crisi idrica che sommergerebbe la seconda economia mondiale e azzererebbe la crescita.

Secondo quanto indicano due studi di Greenpeace East Asia e chinadialogue.net, i rischi che l’amministrazione del presidente Xi Jinping deve affrontare a causa del cambiamento climatico e dell’inquinamento interno sono elevati. Nei giorni scorsi, riporta Asia Times, Greenpeace ha pubblicato una ricerca secondo cui i ghiacciai delle province occidentali della Cina, Qinghai e Gansu, così come la regione autonoma dello Xinjiang Uygur, si stanno rapidamente sciogliendo, rischiando di causare disastri naturali immensi e riducendo l’approvvigionamento di acqua potabile.

Per Greenpeace East Asia, «È un campanello d’allarme per la Cina e per il mondo (…) È fondamentale accelerare la transizione dal carbone e da altri combustibili fossili». I ghiacciai delle regioni occidentali del paese sono la fonte di una rete di fiumi che forniscono acqua potabile a circa 1,8 miliardi di persone.

L’Asia’s Water Tower, secondo Greenpeace, è la più grande concentrazione di acqua dolce al di fuori delle regioni polari: «Quasi un quinto della superficie dei ghiacciai in Cina è già perso», si legge nello studio intitolato China Glacier and Climate Change Impact Project. «Questi ghiacciai sono la fonte di molti dei più grandi fiumi asiatici, che scorrono fino all’Afghanistan, al Vietnam e all’India meridionale. Costituiscono più della metà dell’Asia’s Water Tower» si legge nel documento di Greenpeace.

A maggio scorso, uno studio di Chinadialogue, intitolato China’s Looming Water Crisis, ha illustrato gli ostacoli geografici per evitare una vera e propria carenza d’acqua nel Celeste Impero: «Il problema è che l’80% dell’acqua si trova nel sud della Cina, il che significa che otto province del nord soffrono di grave carenza idrica, quattro di scarsità e altre due (Xinjiang e Mongolia Interna) sono in gran parte desertiche (…) Queste 12 province rappresentano il 38% dell’agricoltura cinese, il 46% della sua industria, il 50% della sua produzione di energia (carbone e nucleare utilizzano molta acqua) e il 41% della sua popolazione».

Il China Daily, inoltre, riporta che uno dei più grandi progetti idrici cinesi risale al 1952, quando il Partito Comunista propose la creazione del South-North Water Transfer Project che trasporta l’acqua dallo Yangtze alle aride regioni settentrionali del paese, tra cui a Pechino, terminato nel 2014 e lungo oltre  1.400 chilometri. Dal 2014 ad oggi la domanda di acqua ha superato l’offerta. Secondo Chinadialogue è in gioco l’esistenza stessa della Cina.

Graziella Giangiulio