“È tutta colpa di Abe” per il Huánqiú Shíbào

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CINA – Pechino 26/01/0215. È del primo ministro giapponese Shinzo Abe la colpa per la morte dell’ostaggio nelle mani dello Stato islamico.

È questa l’idea centrale di un editoriale comparso il 26 gennaio sul quotidiano cinese Huánqiú Shíbào (Global Times), tabloid in lingua cinese ed inglese dell’organo di stampa statale Quotidiano del Popolo (Rénmín Rìbào). Lo Stato islamico ha giustiziato Haruna Yukawa, uno dei due ostaggi giapponesi che secondo il Global Times è avvenuta per il sostegno dato dal leader giapponese agli Stati Uniti che aveva inserito Tokyo nel conflitto, anche se «i paesi dell’Asia orientale non dovrebbero essere obiettivi chiave» dei militanti Isis o del terrorismo globale. «L’uccisione dell’ostaggio giapponese è più o meno il prezzo che il Giappone ha pagato per il suo sostegno a Washington», si legge nell’editoriale, intitolato “La strategia Abe è più chiara dopo la crisi degli ostaggi” e in cui il premier giapponese viene nominato cinque volte. Secondo il giornale, Abe potrebbe cercare di usare la crisi degli ostaggi di abrogare costituzione pacifista del Giappone, prima imposto dagli Stati Uniti a seguito della Seconda Guerra Mondiale, il giornale ha suggerito. «La morte dell’ostaggio offre anche una nuova scusa ad Abe di revocare il divieto di autodifesa collettiva. Abe si troverà ad affrontare un minor numero di ostacoli ora se decide di collaborare con il dispiegamento strategico degli Stati Uniti e di rafforzare le attività militari del Giappone in Medio Oriente e l’implementazione della sua sicurezza in Asia orientale». Ma, avverte Global Times, «il Giappone non è in grado di svolgere un ruolo attivo in Medio Oriente». L’attacco a Charlie Hebdo«, prosegue il quotidiano, «ha svelato apparentemente i conflitti tra tutta la società europea e la comunità musulmana, ma è stato sorprendente vedere come gli Stati Uniti cercano di rimanere neutralI sulla questione. Avendo un vantaggio geopolitico, il Giappone dovrebbe essere un paese senza nemici. Tuttavia, il paese è afflitto da un terribile pasticcio nella sua strategia nazionale. Si fraintende la Cina, vedendola come un nemico immaginario. Obiettivo finale di Tokyo è sbarazzarsi del controllo degli Stati Uniti, però, oggi è costretta a fare affidamento sugli Stati Uniti a causa della sua confronto con la Cina».
Pechino e Tokyo sono stati ai ferri corti per una disputa territoriale nel Mar Cinese Orientale, e se la seconda e terza economia mondiale hanno stretto legami d’affari, il loro rapporto politico è fortemente macchiato dalla storia. I toni del ministero degli Esteri di Pechino sono però più contenuti rispetto al tono del giornale: Pechino «si oppone a tutte le forme di terrorismo e alle azioni estremiste contro i civili innocenti». Abe ha bollato l’omicidio di Yukawa come «scandaloso e imperdonabile» e ha chiesto l’immediato rilascio dell’altro giapponese il giornalista freelance Kenji Goto. «Condanniamo fermamente la brutale uccisione compiuta dallo Stato Islamico. Nel frattempo, speriamo che l’opinione pubblica giapponese abbia un atteggiamento chiaro contro qualsiasi attacco terroristico lanciato contro la Cina» chiude l’editoriale.